Sono passati ormai 34 anni dalla pubblicazione di un libro fortunato e discusso, che riportò l’attenzione su un dipinto misterioso: La Tempesta interpretata di Salvatore Settis (1978). Da allora la ricerca storica artistica, ma anche la filosofia e la storia della cultura si sono interrogate ripetutamente sul senso profondo di questa e altre opere di Giorgione, figura gigantesca alle soglie della grande pittura veneziana del Cinquecento. Nel corso degli anni sono stati proposti nuovi significati reconditi sempre più complessi e sorprendenti che hanno stimolato, per moto pendolare, nuove ricerche d’archivio nel tentativo di far uscire dall’ombra l’uomo chiamato Zorzi da Castelfranco.
Il quinto centenario della morte dell’artista ha offerto l’occasione per molte iniziative e una importante mostra coordinata da Lionello Puppi che ha offerto possibilità di serrati confronti visivi. Il “cantiere” Giorgione rimane aperto offrendo lo spunto a nuove interpretazioni che secondo un recente rilevamento bibliografico superano ormai le 65. Lavori d’archivio hanno condotto alla scoperta di documenti significativi, di cui si deve valutare pienamente l’importanza come un inventario post mortem scoperto da Renata Segre, studiosa della presenza ebraica nel Veneto, che sarà illustrato insieme a Alfredo Stussi, nella prima parte dell’incontro. Tra i contributi più recenti, è parso interessante il libro di uno storico della letteratura, Piermario Vescovo (Le virtù e il tempo. Giorgione, allegorie morali, allegorie civili, 2011) che sarà presentato dall’autore e da Lionello Puppi nella seconda parte dell’incontro.