Ospitata al Museo Correr, nel cuore e nel luogo simbolo della città lagunare, la mostra si apre con i disegni dei più importanti maestri del Rinascimento: Andrea Mantegna, Giovanni Bellini e Vittore Carpaccio di cui è presentata anche una Sacra conversazione in un paesaggio di grande lirismo, esempio significativo delle opere su carta dell’artista veneto.
Quindi uno straordinario foglio raffigurante un immaginario imperatore orientale, eseguito da Dürer durante il suo soggiorno veneziano e poi i disegni di Giorgione – che introduce in laguna il cosiddetto genere delle Poesie – Domenico Campagnola e Gerolamo Romanino. Dell’artista, bresciano di nascita ma veneto d’adozione, viene eccezionalmente presentato un disegno firmato, magnifica combinazione di effetti sfumati inondati di una luce straordinaria – Madonna con bambino, Sant’Antonio Abate,San Francesco e un donatore – che è considerato dalla critica la pietra di paragone dell’arte su carta del maestro, sia dal punto di vista dell’autenticità sia da quello della massima qualità.
Non potevano mancare, nel percorso, disegni di Lorenzo Lotto e Tiziano e neppure un magnifico foglio con un angelo e un profeta di Sebastiano del Piombo,acclamato fin dalla sua comparsa ad un’asta del 1977 come un vero capolavoro dell’artista e, di fatto, come uno dei disegni più raffinati del Rinascimento veneziano.
In questo caso l’aggettivo “veneziano” si riferisce a quel connubio più unico che raro di sensibilità veneziana e forma romana che è caratteristico dell’arte matura di Sebastiano, come mostra il disegno in questione realizzato tra il 1517 e il 1519 per la decorazione della cappella Borgherini di San Pietro in Montorio, su uno schizzo di Michelangelo.
Magistralmente pittorico, evocativo delle origini veneziane dell’artista fin dalla scelta di una carta azzurra, più che “disegnare” l’artista “dipinse” su questo foglio, giungendo a un’opera finita ancor più complessa e drammatica di quella realizzata poi su tela.
Opera chiave è anche il rarissimo disegno a gessi colorati di Jacopo Bassano, che introduce la selezione di lavori del Cinquecento maturo. Il Cristo deriso è uno dei disegni più raffinati tra i sei dedicati dall’artista alla vita di Gesú: tutti di dimensioni insolitamente grandi, eseguiti in gessi policromi su carta azzurra veneziana e risalenti alla fine degli anni Sessanta o agli inizi degli anni Settanta del XVI secolo. Divisi tra Parigi, Amburgo, Berlino, Ottawa, Malibu e Washington e caratterizzati da una potenza straordinaria di segno, questi lavori mostrano il talento e l’originalità di Jacopo nell’ uso del colore.
Seguono, nel percorso, studi di figura e composizioni anch’esse di mirabile fattura di Jacopo Tintoretto, Paolo Veronese e Palma il Giovane. La felice stagione del Settecento veneziano è documentata in tutti i suoi aspetti attraverso esempi di grande qualità, nella maggior parte dei casi mai esposti in Italia.I maestri del rococò come Sebastiano Ricci, Antonio Guardi e Antonio Pellegrini (del quale viene proposta un’opera di nuova attribuzione) sono tutti presenti in mostra con disegni caratterizzati da una fragrante libertà di tocco.
Fanno da contraltare le “teste di carattere” di Giambattista Piazzetta, eseguite a gessetto: immagini di malinconica intimità, fra i primi disegni a essere intesi come opere d’arte compiute e, come tali, esposti già dai contemporanei sulle pareti di casa, protetti da un cristallo.I lavori esposti in quest’occasione al Museo Correr ne sono un esempio significativo, in particolare il sorprendente Giovane uomo abbraccia una fanciulla del 1743 ca. (in cui Piazzetta ritrae probabilmente la figlia Barbara), realizzato in carboncino – come scoperto grazie agli studi ora eseguiti – e in gesso bianco: potenza straordinaria e poesia.
In mostra anche ben dodici opere di Giambattista Tiepolo, una selezione semplicemente imponente che copre quasi tutto l’arco cronologico della sua attività documentando ogni aspetto della produzione grafica dell’artista – studi compositivi a penna, il disegno del nudo, le caricature – e quindi una speciale sezione dedicata ai paesaggi.
Qui si ammirano le pitture a guazzo colorate realizzate da Marco Ricci e Francesco Zuccarelli, insieme a viste di canali, lagune e palazzi realizzate dai protagonisti del vedutismo veneziano Francesco Guardi, Bernardo Bellotto e Canaletto – di cui è doveroso segnalare i due disegni della serie dei Fasti dogali -oltre a un nucleo davvero notevole di “rendering” architettonici e immagini fantastiche di Giovanni Battista Piranesi di cui la National Gallery of Art di Washington possiede una delle collezioni più importanti al mondo.
Se la grande storia dell’arte veneziana si fa generalmente terminare con la caduta della Repubblica nel 1797, nel corso dell’Ottocento la città, con i suoi canali e le calme ed evocative atmosfere lagunari, diventa invece fonte d’ispirazione per i pittori stranieri dal Romanticismo all’ Impressionismo.La parte finale della mostra ci porta nel mito, in quel sogno che ha costruito e diffuso nel mondo l’immaginario romantico di Venezia, non più Serenissima ma sempre unica.
Non a caso la mostra si chiude con alcuni suggestivi disegni di James McNeill Whistler e di John Singer Sargent, entrambi amici di Henry James, dove la stessa luce si fa poesia.
Ad accompagnare l’evento espositivo, un importante e puntuale catalogo edito da Marsilio.
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