BIOGRAFIA DI DEPERO PER TEMI IN RELAZIONE ALLE OPERE IN MOSTRA
Verso il Futurismo
Nato nel 1892 in un paesino del Trentino (allora parte dell’Impero Austro-ungarico), Fortunato Depero frequenta a Rovereto la Scuola Reale Elisabettina, in un ambiente mitteleuropeo aperto alle tendenze artistiche dell’epoca, dal simbolismo alla Secessione viennese, su cui si innestano, in quegli anni, stimoli diversi, dalle istanze irredentiste agli echi della nascente rivoluzione futurista.
Respinto all’esame di ammissione all’Accademia di Belle Arti di Vienna, inizia a lavorare come scultore. A questo esordio risale l’interesse per lo studio del volume che lo accompagnerà per tutta la vita e che trova fertile terreno non appena il giovane – a Roma nel dicembre del 1913 – conosce Balla, Cangiullo, Marinetti, Sprovieri ed è colpito dall’opera di Boccioni. La piccola china con Busto di Donna, del ’14 (n.1) è un esempio di questo particolare momento creativo, influenzato da diverse componenti, dalla grafica espressionista al cubismo futurista. Nel marzo del 1915 pubblica con Giacomo Balla la Ricostruzione Futurista dell’Universo che proietta il Futurismo nella vita, oltre la pittura e la scultura, verso le arti applicate.
Diaghilev e Il canto dell’usignolo
Nel 1916 conosce Diaghilev, impresario dei Balletti Russi, che gli commissiona scene e costumi per Il canto dell’usignolo di Stravinskij (nn. 2, 3). Né quest’opera, nè un’altra proposta da Diaghilev, Il giardino zoologico di Cangiullo su musiche di Ravel, si realizzeranno, e a Depero, oltre ai bozzetti, resta una gran quantità di stoffe colorate che in seguito utilizzerà per i suoi arazzi (ispirato al Canto dell’usignolo è il soggetto del n.14) che, prodotti in collaborazione con la moglie Rosetta, otterranno ampio successo commerciale e restano tuttora tra le migliori composizioni su stoffa del XX secolo.
Clavel e suggestioni capresi
In quel periodo incontra anche il ballerino Massine, il poeta Cocteau e molti artisti, fra cui Picasso.
Conosce il poeta svizzero Gilbert Clavel- un uomo piccolo, gobbo, dotato di forte personalità e interessi esoterici- e con lui soggiorna a Capri nel 1917, illustrando il suo racconto Un istituto per suicidi, di cui la mostra presenta tre disegni preparatori (nn.4-6.). Al periodo caprese e alle sue suggestioni appartengono altre opere in mostra (nn. 7-9), tra cui la celebre Donna + Rosario (n. 9), uno dei primi collage figurativi, fortemente plastico e ispirato alla tradizione folkloristico-religiosa dell’isola
Teatro magico
Nello stesso anno prepara anche spettacoli teatrali e nel 1918, in collaborazione con Clavel, rappresenta a Roma i Balli Plastici, spettacolo di marionette in cinque azioni, musicato da Casella, Malipiero, Bartok, Tyrwhitt. Nell’agosto è a Viareggio, dove espone, tra gli altri, con De Chirico, Carrà, Prampolini, e dove prosegue la ricerca sul teatro (ora Magico piuttosto che Plastico), ideando nuove marionette – acrobati di caucciù (nn.10, 16.)
La Casa d’Arte
Nel 1919 apre a Rovereto la Casa d’Arte Depero ove produce oggetti d’arte applicata, tarsie in panno e collage. È la Casa del mago, popolata da manichini quasi-metafisici (nn. 11-13), illuminati da coni di luce, fucina di creazioni esoteriche e sotterranee, retaggio delle frequentazioni con Clavel.
Nel medesimo periodo realizza anche decorazioni e arredamenti d’interni, come quella dell’Hotel Bristol di Merano (n.15) e per il Cabaret del Diavolo (n.17).
Collegata all’attività della Casa d’Arte futurista è anche la produzione di creazioni pubblicitarie (nn. 18, 35-38) connotate dall’accostamento di tinte squillanti, da impaginazioni dinamiche, da invenzioni tipografiche, da un’irresistibile capacità attrattiva.
Futurismo anni Venti
La ricerca di Depero dei primi anni ’20 è incentrata anche sui nuovi dettami dell’arte meccanica futurista. Da un lato la coniuga col dinamismo plastico di Boccioni, come dimostra il celebre Nitrito in velocità (n.19), opera di grande successo, riprodotta in diverse versioni (questa è la prima); dall’altro cerca un originale recupero del rapporto con la natura (22,23). Fortemente connessa al trionfo della macchina è l’ispirazione di opere come Cavalli fiammanti (n.29) e altre di questo periodo (nn.30-32). Ma il Futurismo applicato alla vita non può trascurare la moda (n.20, 21), l’architettura d’interni (nn.27,28) o la decorazione (n.26). E proprio la particolare attitudine decorativa di questa fase trova applicazione nelle straordinarie opere di soggetto veneziano (nn.24,25): mentre Martinetti ha clamorosamente ripudiato “Venezia passatista”, Depero, a modo suo, la celebra. Questa stessa attitudine gli vale, nel ’25, il compito di rappresentare l’Italia, insieme a Prampolini e a Balla, all’Esposizione Internazionale di Parigi da cui nasce l’Art Déco.
Il libro imbullonato
Due anni dopo pubblica Depero futurista 1913-1927, noto come libro bullonato (n.33), primo esempio di libro-oggetto, futurista in ogni parte: dall’originale legatura ideata da Fedele Azari, editore del volume, all’impaginazione pluridirezionale; dai diversi tipi di carta e di formato non solo delle lettere ma addirittura delle frasi, che a loro volta compongono forme o lettere, ai contenuti che illustrano la poliedrica attività dell’artista e le sue teorie. Nello stesso anno realizza, in forma di cubitali forme tipografiche, il padiglione della casa editrice Bestetti (n.34) alla III Biennale di Arti Decorative di Monza
New York o il Futurismo “realizzato”
Nel settembre del 1928 è a New York, dove vivrà per due anni, e ne fissa le impressioni in centinaia di schizzi (nn.39-41). Qui è molto attivo nei settori della scenografia teatrale (nn.46, 48,49) e della pubblicità (nn.42-45, 47).
Un periodo intenso e rivelatore: il Futurismo “realizzato” della grande metropoli è ben lontano dal sogno utopico degli ignari futuristi italiani
Gli anni Trenta e Quaranta
Nel 1930 torna in Italia. L’esperienza americana l’ha cambiato. Ha sperimentato il “futuro” dal vero, e ne ha toccato con mano anche i lati oscuri, le contraddizioni, la miseria, l’affanno, la violenza. Per questo ripensa all’arte (n.50), si riavvicina alla terra natale, ai suoi valori, alla natura (nn.51, 54, 55, 57, 59, 60, 62-65). Tra il ’31 e il ’36 ha fondato e diretto la rivista Dinamo, pubblicato le Liriche radiofoniche e partecipato a numerose mostre nazionali e internazionali. Accetta incarichi nel campo della pubblicità aziendale (n.52) e istituzionale (nn.53, 56, 58). Del 1940 è l’autobiografia Fortunato Depero nelle opere e nella vita. La ricerca espressiva in tempo di guerra è segnata da un lato dal ritorno a temi degli anni ’20 (nn. 61, 66-68), dall’altro dalla riscoperta di temi prima aborriti, come le nature morte (nn.69,70).
Il dopoguerra e gli anni Cinquanta
La guerra finisce. Il ritorno della democrazia in Italia coincide per Depero con un periodo difficile: non gli si perdona la trascorsa adesione al fascismo.
Dal 1947 è di nuovo negli Stati Uniti per due anni (nn.71-82). Qui, tra l’altro, entra in contatto con i surrealisti (n.73) e lavora a progetti decorativi (nn.81,82).
Torna quindi in Italia, in Trentino. Nel 1951 partecipa alla IX Triennale di Milano con una sala personale e nel 1952 è nella sala dei maestri alla XXVI Biennale di Venezia. È in ogni caso un periodo di difficoltà, anche economiche. Lavora ancora in pubblicità (n.84, 85, 87) e in diverse opere decorative (n.88). Una commissione importante, in questo settore, è quella per la Sala del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, che realizza tra il ’53 e il ’56 (nn. 89-94). Nel 1955 partecipa alla VII Quadriennale romana e, l’anno seguente, in collaborazione con il Comune di Rovereto, avvia la realizzazione della Galleria Permanente e Museo Depero (n.95), istituzione che oggi conta più di 3000 fra dipinti e disegni, circa 7500 manoscritti e una ricca biblioteca sul Futurismo. Il museo è inaugurato nel ’59. Nello stesso anno Depero partecipa alla mostra per il cinquantenario del primo manifesto futurista.
Muore a Rovereto nel 1960.