Il Museo del Risorgimento, inaugurato il 10 settembre 1936 in alcuni locali dell’ex Palazzo Reale prospicienti il Bacino di San Marco, raccoglieva le memorie di un ampio arco di tempo compreso tra la caduta della Serenissima (1797) e la conclusione della Prima Guerra Mondiale (1918), allora intesa come “quarta guerra d’indipendenza” con cui si completava l’affermazione politica e territoriale del Regno Sabaudo.
La parte relativa alla Grande Guerra, curata dall’allora direttore del Museo Correr, Giulio Lorenzetti assieme a Mario Brunetti, intendeva raccogliere ed esporre non tanto cimeli e documenti di scarso impatto estetico, ma piuttosto opere pittoriche e grafiche di una serie di artisti, “cronisti” e testimoni d’eccellenza dei giorni di guerra in città .
Tra essi, Guido Marussig, Guido Cadorin, Emanuele Brugnoli, Anselmo Bucci. Quest’ultimo rispose con maggior generosità e partecipazione all’appello, facendo dono al Museo di un cospicuo nucleo di opere realizzate da soldato a Venezia negli anni della guerra. I suoi dipinti a olio e i diversi disegni, parte dei quali esposti in mostra, restituiscono la quotidianità della Città in guerra nelle più diverse componenti, evocate con brani di intenso colorismo, come in Studio per il Liston di guerra- o con il tratto ironico della grafica (Le superstiti).
Di Guido Marussig sono invece le sei litografie con i più celebrati scorci monumentali della Città colti nella luce notturna violata dalle fotoelettriche, ingombri dalle presenze inquietanti di velivoli o di fumanti torpediniere sulle acque del Bacino di San Marco. Guido Cadorin contribuì al Museo con tredici cartoline prese dall’alto di balconi e altane, divenuti punti d’osservazione per avvistare le incursioni aeree. A Emanuele Brugnoli si deve l’acquaforte con La discesa dei Cavalli di San Marco, testimonianza dell’amorevole attività di protezione dei monumenti svolta dai veneziani sotto la guida di Gino Fogolari e Ferdinando Forlati. Sullo stesso tema altre opere di Bucci – Difese della loggia di Palazzo Ducale e La scuderia vuota di San Marco-, oltre alla tela con il Monumento a Colleoni con protezioni di guerra del francese Maurice Bompard e a numerose fotografie.
Ancora di Bompard, l’inquietante, inedito disegno della Chiesa degli Scalzi, centrata da una bomba incendiaria, con i resti del soffitto affrescato da Giambattista Tiepolo – Destruction du Tiepolo. Nuit du 23 oct. 1915, Église des Scalzi (Venise).
Un’ulteriore importante testimonianza artistica di questo periodo è una serie di dipinti di Emma Ciardi, giunti alle collezioni dei Musei Civici nell’estate del 1938, grazie a una donazione del nipote della pittrice, Carlo Pasinetti. Ultima sera di guerra con l’oscuramento. Piazza San Marco, Venezia oscurata durante la guerra. Canal Grande e Il campo San Barnaba ci offrono un’immagine piuttosto inconsueta di Venezia nella mortificante atmosfera degli oscuramenti notturni mentre Prima processione in Piazza San Marco dopo la vittoria e Piazza San Marco. La messa dopo la vittoria esprimono la gioia incontenibile dei giorni della vittoria.
Le intense fotografie in mostra, tutte originali dell’epoca, appartengono all’archivio storico fotografico dei Musei Civici veneziani con sede a palazzo Fortuny e costituirono una delle fonti primarie per le prime pubblicazioni realizzate sul tema, tra cui Ugo Ojetti, I monumenti italiani e la guerra, Milano, 1917; Andrea Moschetti, I danni artistici delle Venezie nella Guerra Mondiale, Venezia, 1932, Giovanni Scarabello, Il martirio di Venezia durante la Grande Guerra e l’opera di difesa della marina italiana, voll. I e II, Venezia, 1933.