Il Salone Napoleonico al primo piano del Museo presenta, grazie alla disponibilità di un privato collezionista, un’ottantina di inediti disegni a matita di Giacomo Favretto (1849-1887) che restituiscono veloci dettagli, scorci, ritratti segreti, impressioni catturate di nascosto nei caffè veneziani, cioè in quei luoghi di socializzazione, di acculturazione (la lettura dei giornali, delle gazzette, delle riviste, anche letterarie), di esercizio prudente di attività politica, ovvero di tessitura di trame eversive, di spionaggio; di seduzioni e di tradimenti. Non solo i gran caffè della Piazza San Marco (Florian e Quadri, Aurora e Vittoria), ma anche i Giardini e i Giardinetti, il Caffè Orientale e molti altri dei locali che hanno fatto la storia – e non sempre minore: si pensi alla nascita della Biennale – di questa città.
Al secondo piano si apre l’esposizione vera e propria, con il più giovane (e meno dotato) della famiglia Guardi, Giacomo (1764-1835), che sulle orme del padre, Francesco, gira per la città tracciando centinaia di schizzi, impressioni, macchiette fino a perfezionare la vedutina-ricordo, la “cartolina” con soggetti ripetuti decine di volte, ma che diventa originale e curioso nell’incessante girovagare alla ricerca di una sua più moderna chiave espressiva. Seguono due sale dedicate a una selezione di autori diversi, presenti nelle collezioni con minor mole di materiale, ma interessanti e preziosi: dal neoclassico Giuseppe Borsato, allo straordinario “Album” riunito da Leopoldo Cicognara, a opere di vari artisti che documentano, tra l’altro, scorci ed edifici oggi radicalmente mutati. È poi il turno di Luigi Querena (1820-1887) che si specializzerà in un genere singolare, di breve ma intensa fortuna: i panorami, rappresentazioni prospettiche di città o paesaggi o eventi storici estesi fino a 360° che, specie in Francia, Belgio e Inghilterra conobbero nel primo e medio Ottocento il loro momento migliore. Segue poi una novità (almeno per il grande pubblico): il fiammingo François Vervloet (1795-1872) di cui le collezioni del Correr contano oltre duecento disegni. Sedotto dalla camera ottica, dal paesaggio urbano, dal ‘vedutismo oggettivo’; si confronta a Roma con il paesaggio dei pensionnaires nordici (francesi, danesi, tedeschi, scandinavi) e, a Napoli, con quello quasi ingenuo dei meridionali e di qualche inglese extravagante. Arriva a Venezia – dove morirà nel 1872 – e lascia, oltre ai disegni, un diario privato puntuale e di grande interesse, dove annota cose alte e minute, incontri, scambi d’opinioni, esperienze nel mercato d’arte. Vervloet non si limita agli scorci e alle vedute: entra nelle sacrestie, scruta reliquiari e candelabri, appunta un ricciolo dorato o una voluta marmorea. Ecco poi, in due sale, il grande Ippolito Caffi (1809-1866) risorgimentale ed eroico, innamorato della ‘gente’: popolani in riposo, polizia austriaca, marinai in attesa d’ingaggio, qualche orientale, maschere: la Venezia supina – ma pronta a scatti d’orgoglio – di un Ottocento pezzente e sottomesso che cerca riscatto nello sberleffo o nel gesto di ribellione. Quadernetti di acquerelli e vedute appena abbozzate su agendine ‘moleskine’ ante-litteram, ricordi, appunti di un grande vedutista ormai liberato dalle suggestioni ‘settecento’. La sala successiva è dedicata a un celebre incisore e illustratore, Giovanni Pividor (1812-1872) un migliaio i disegni piccoli e grandi, appunti o elaborazioni finite, studi, dettagli presenti nella raccolta del museo) che fa di Venezia, dei suoi angoli e delle sue architetture un reportage inesauribile: minuzioso fino alla maniacalità, lieve come una piuma, ovvero strutturato e pittorico in inchiostri ‘finiti’ come nel ricchissimo e in gran parte inedito album “Souvenir de Venise”. Chiudono la mostra, altra irrinunciabile novità, i disegni e gli acquarelli di Eugenio Bosa (1807-1875). Niente vedute o monumenti, ma una città fatta di mendicanti e pescatori, di miseria e sofferenza; qualche bevuta di troppo per dimenticare la fame, una lite sulla porta di una bettola, ma anche momenti di riposo e di tranquillità: una gita al Lido, due chiacchiere al pozzo, un cane che gioca, bimbi che ridono e che piangono, l’estrazione del lotto in piazza san Marco, vincitori e sconfitti nelle ricorrenti regate.