1929. Nasce il 29 marzo al Lido di Venezia.
1931. La famiglia si trasferisce in centro storico. Qui Gianquinto, dopo gli studi classici, si laureerà in Economia e Commercio a Ca’ Foscari, maturando ben presto la decisione di dedicarsi alla pittura, con la guida di Luigi Cobianco, maestro e amico.
1956. È presente con un gruppo di opere alla XXXVIII Biennale d’Arte Internazionale di Venezia.
1957. Prima mostra personale alla Galleria del Cavallino, a Venezia. Sposa Luciana Battistella, giovane pianista conosciuta al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia.
1959. Partecipa su invito alla Quadriennale d’Arte di Roma.
1961. Nasce il figlio, Antonino, cui dedicherà ogni 16 di Luglio – per il suo compleanno – un dipinto. L’affettuoso appuntamento diventerà una singolare raccolta di trentotto opere dense di ricordi e di bella pittura.
1962. Partecipa alla XXVIII Biennale d’Arte Internazionale di Venezia.
1961-1963. Aderisce al movimento romano Il Pro e il Contro, assieme ad Attardi, Vespignani, Farulli, Calabria e Guccione. Nel frattempo espone a Venezia e in Italia, coniugando arte e impegno nel Partito Comunista italiano, e testimoniando nelle sue opere avvenimenti sociali, culturali e politici
1964. Vince il Premio Arezzo con Grande interno a Lipari. La tela, di ampie dimensioni, è esposta in permanenza al Museo di Arezzo e testimonia la tragica realtà meridionale del tempo.
Dello stesso anno sono la Pala per Djamila Boupascià, algerina stuprata dai parà francesi, e la tela per Isaac Babel, poeta perseguitato ed ucciso nel 1937 in un lager sovietico.
1965 – 1969 Partecipa su invito alle Quadriennali d’Arte di Roma.
1969-1981. A questi anni appartengono opere celebri, segnate dall’impegno e dalla denuncia politica, tra cui A Guevara, Sugli spalti (1969), Ottobre, No alla repressione, La marcia, Le barricate (1970), Il 1975 (contro la repressione poliziesca dei moti studenteschi), Il drappo rosso (1979, per i suoi cinquant’anni), la Stele di Pio La Torre (1981, dedicata al sindacalista assassinato dalla mafia)
1978 . È presente con una sala personale alla Biennale di Venezia.
1983. Con la famiglia si trasferisce nella campagna jesolana, entrando in un contatto più stretto e quotidiano con la natura e sperimentando un nuovo e diverso rapporto con la luce.
1986. Riprende il soggetto di Che Guevara in un nuovo dipinto. Si dedica inoltre a grandi paesaggi solari: Jesolo, Asolo – cui dedicherà anche prose, poesie, acqueforti, litografie e sculture- e alle intense opere dedicate alle Bagnanti, alle Nude, infine ai corpi femminili nudi ed oziosi dei Jardin Fèerique . A questo periodo appartengono anche altre visioni muliebri (Maternità) e nature morte.
1986-1989. Realizza il ciclo delle Crocifissioni, una ventina di tele, emblematico documento della partecipazione dell’artista alla complessità anche emotiva dei temi religiosi
1987. Dipinge La Pietra di Gramsci.
1989. Realizza una grande esposizione alla Fiac di Parigi.
1991-1998. Torna l’impegno civile nei dipinti sugli arabi morti nel deserto del Sinai durante la guerra del Golfo e nelle grandi tele per la Montserrat, donna – madre – spagnola, combattiva e vincente, ispirate dalla scultura di Gonzales, scoperta a Parigi e, ancora, Guevara.
1994. Vince il primo premio alla Permanente di Milano.
1999. Complice il libro La vita di Gesù di Ernst Renan, realizza ed espone a Parma diciannove teleri con la storia di Gesù, figura intensissima, profondamente sentita; la mostra ha grande successo e viene proposta in città diverse, in sei edizioni, suscitando interesse e anche inquietudine
2000-2002. Continua a dipingere, dedicandosi anche alla produzione di disegni, acqueforti, litografie, serigrafie, sculture in terracotta e in bronzo, nonostante qualche problema di salute.
2003. Muore a Jesolo il 17 Maggio. Nell’ultimo quadro, Corteo, un piccolo drappello di uomini con le bandiere rosse esce dalla tela, silenzioso ed enigmatico.