La Collezione Fedrizzi è una raccolta di circa 95 opere tutte di Fortunato Depero. Alcune sono già state esposte a mostre sull’artista, o sul Futurismo o su temi specifici come lo sport, la velocità, la pubblicità…, ma mai erano state prima d’ora esposte tutte assieme. La mostra veneziana è dunque è un’occasione unica, non solo per indagare la sfaccettata personalità dell’artista, ma anche per cogliere il senso del percorso critico del collezionista, caratterizzato da una frequentazione personale, intima con l’artista, in un rapporto prima professionale e poi d’amicizia, proseguito dopo la sua morte con la vedova Rosetta Amadori. Giuseppe Fedrizzi era un medico oculista. In questa veste, negli anni Cinquanta, conosce e cura Depero e la moglie. È questo, per l’artista, un periodo difficile, caratterizzato da ristrettezze economiche e da un clima culturale e politico in cui il peso della sua trascorsa adesione al fascismo è motivo di isolamento e di derisione. Anche il futurismo, sia in Italia che oltre oceano, viene associato al nefasto periodo della dittatura e non è più di moda, almeno per tutta la produzione posteriore alla morte di Boccioni (1916). In questo contesto, Depero verso il 1947 vende gran parte dei suoi capolavori all’amico e collezionista Mattioli, si vede rifiutare la partecipazione alla Biennale del 1952 e a quella di San Paolo dell’anno seguente. Ormai sulla sessantina, è deluso ma ancora tenace e battagliero. Le valutazioni delle sue opere sono irrisorie e Fedrizzi avrebbe potuto accedere agevolmente a quelle più pregiate, dipinti ed arazzi. Sceglie invece di raccogliere e documentare i vari aspetti della sua creatività, in un arco cronologico ultraquarantennale. Fedrizzi coglie l’importanza dell’evoluzione del percorso dell’artista che voleva “ricreare futuristicamente tutto l’universo”, facendolo uscire dalle gallerie d’arte per entrare nella vita quotidiana, dalla pubblicità all’arredo, dalla moda all’architettura, dall’editoria all’arte postale, senza gerarchie. Per questo le opere della collezione, che datano dal 1914 al 1956, e che comprendono olii e tempere, ma anche disegni finiti e preparatori a china e a carboncino, oltre a schizzi, collage, bozzetti pubblicitari, tarsie in legno e in stoffe colorate, progetti di arredo e litografie intelate, consentono di tracciare un ritratto a tutto tondo dell’artista, cogliendone talvolta aspetti poco noti e contribuendo ad abbattere alcuni luoghi comuni critici. Dopo la mostra, la collezione sarà concessa ai Musei Civici di Venezia con un deposito a lungo termine a Ca’ Pesaro.