IL PERCORSO ESPOSITIVO
Sala 1
Giorgio Morandi è il più importante pittore di riferimento per Lawrence Carroll.
Alcuni punti in comune legano i due artisti: l’uso di mezzi tecnici tradizionali per portare avanti una ricerca assolutamente innovativa sulla pittura; l’abitudine a costruire i telai e a montarvi le tele, legata all’importanza del pensiero che nasce dalla concretezza del “fare”; la predilezione per oggetti di forma semplice, mai rigidamente geometrici, capaci di contenere un margine di imperfezione; l’importanza del vuoto, un uso del colore totalmente privo di aggressività o di esibizionismo. Bottiglie, cilindri, scatole sono per Morandi personaggi vivi, amorevolmente conservati, tralasciati, ripresi, ma anche architetture sapientemente equilibrate, costruite in infinite variati compositive. Così anche le opere di Carroll sono personaggi che si muovono nello spazio, dialogano tra loro, possono convivere o respingersi, imporsi allo sguardo o rifuggirlo per dormire ripiegate in un insondabile mistero.
Sala 2
In questa prima stanza ampia e luminosa Lawrence Carroll ha voluto creare una installazione con opere di piccole e medie dimensioni che accolga lo spettatore in uno spazio vasto, privo di presenze incombenti. Vi domina, al contrario, un senso di pace e di serenità, che coinvolge tutte le opere in un discorso poetico unitario. Le opere stesse, tuttavia, sono assai diverse tra loro nel modo in cui sono realizzate e si pongono in relazione con le pareti: volumi sovrapposti (Box Painting), fogli sovrapposti (Calendar painting), piani perpendicolari alle pareti (Page painting) o un libro in cera entro una scatola bassa sul pavimento che dice YES alla vita e anche alla morte.
Sala 3
Questa stanza è meno profonda della precedente e ha uno sviluppo in orizzontale interrotto da una porta alta e stretta di fronte alla prima finestra. L’installazione è costruita in modo da attirare immediatamente l’attenzione dell’osservatore verso il grande dipinto con le mani (dell’artista) che ricadono sulla tela, diretto riferimento alla sua manualità. Si contrappongono a questa suggestiva presenza due opere tra le prime dell’artista, costituite da parti tagliate e riassemblate, e, sul pavimento, un sacchetto di piccole dimensioni contenente le lettere in cera con cui Carroll scrisse dei versi e poi rovesciò nel contenitore perché possano in un futuro comporre nuove parole poetiche.
Sala 4
Questa stanza, molto più piccola delle precedenti, accoglie tre opere del primo periodo dell’artista che dialogano poeticamente tra loro in una situazione di perfetto equilibrio malgrado la loro sostanziale complessità. Comun denominatore è la pittura fluida che lascia intravedere gli strati sottostanti o comunque strati sovrapposti che trasformano la percezione dell’opera allo stato iniziale. Qui Carroll unisce per la prima volta forme diverse fissandole insieme e apre una finestra nella tela, poi richiusa ma di cui rimane una traccia ben visibile da un occhio attento.
Sala 5
Questa è la sala più ampia e monumentale di tutto il percorso della mostra, con una altezza superiore alle altre. Carroll ha realizzato per questo spazio una grande opera a muro “site specific” alta più di quattro metri, che domina la parete di fronte alle finestre. Essa è affiancata dalla possente presenza di due grandi volumi, pure “site specific”, che si protendono alti e ad un primo sguardo apparentemente vuoti. A queste presenze monumentali che articolano l’ambiente in una studiata dialettica tra pieno e vuoto, tra elementi plastici e concavità misteriose che contengono altre realtà più diafane ed enigmatiche, si contrappongono opere di piccole dimensioni che mediano la variazioni di scala tra le opere maggiori e lo spettatore.
Sala 6
Alla sala grande segue un ambiente ancora di vaste dimensioni, ma più basso e quadrato. Carroll crea in questo spazio una installazione che appare allo spettatore come fortemente simmetrica: un grande dittico sulla parete di fondo affiancato da due quadri assai simili e preceduto da un’opera bassa al centro del pavimento. La apparente semplicità dell’insieme si rivela invece assai complessa e articolata ad una analisi più attenta: le nicchie contenute nel dittico danno inizio a variazioni di misure e di rapporti che si riflettono nei quadri laterali e si compongono in uno studiato equilibrio grazie alla presenza dell’opera al centro.
Sala 7
Questa stanza di dimensioni molto piccole rispetto alle due precedenti porta lo spettatore in un rapporto nuovo con le opere, molto più diretto e coinvolgente. In questo caso lo spazio è quasi completamente occupato dalla installazione, che lascia margini laterali assai stretti. L’opera a pavimento appare monumentale e si completa nell’opera a parete, di dimensioni quasi analoghe, formando un insieme fortemente unitario. La contrapposizione con l’ installazione spaziosa della sala 2 è evidente, anche se le opere di per sé hanno forti analogie. Ma viene in qualche modo ribadita qui anche la scala monumentale della sala 5, come la variazione di una stessa melodia.
Sala 8
L’ampio spazio vuoto lasciato libero al centro di questa stanza ribalta la percezione che lo spettatore ha avuto nella camera precedente, accentuando la sensazione di varietà nella sequenza degli spazi. Ritorna un ritmo più quieto, che si articola in tipologie di opere già proposte ma che ritornano qui in dimensioni diverse. La grande tela al centro con l’inserzione dell’edera è particolarmente poetica, mente i due volumi aggettanti dal muro sono monumentali ma meno enigmatici rispetto alla sala 5.
Sala 9
La stanza si pone come lo spazio conclusivo della lunga fila di sale affacciate su piazza San Marco.
Essa è l‘unica a proporre una serie completa di opere realizzate contemporaneamente dall’artista sullo stesso tema e a presentare un allestimento di tipo tradizionale, con grandi quadri appesi alle pareti. Questo complesso fortemente unitario di Sleep paintings non si chiude in cerchio su se stesso, ma si apre ad una ulteriore possibilità di sviluppo attraverso l’opera a pavimento che si vede oltre la porta che dà sul retro del palazzo: una “via di fuga” metaforica e reale (corrisponde infatti ad una uscita di sicurezza) di cui Carroll ha sempre sentito l’esigenza profonda.
Sala 10
Quest’ultima sala accoglie lo spettatore con una piccola enigmatica e poetica cassetta di frutti misteriosi ed effimeri di neve bianca. L’installazione non rielabora lo spazio come nella sale precedenti, ma propone accanto alla scultura, in una dimensione quasi domestica, uno Stacked painting e una grande tela molto elaborata nel colore e nei tagli, con un delicato mazzolino di fiori bianchi.