La quadreria del Museo Correr ospita quattro dipinti di proprietà dell’artista del XVI , XVII e XVIII secolo che vengono trattati in vario modo (uno sarà fasciato da un tessuto, uno avrà degli oggetti, uno delle sfere di filo, uno dei fili) e collocati nelle sale di Antonello da Messina, di Vivarini Cima e Lotto e di Carpaccio. Il progetto del Correr è focalizzato all’individuazione di quel luogo di transizione tra passato e presente, vita e morte, simboleggiato dall’apposizione di fili e tessuti sulle opere. La funzione dell’intervento ricorda quella dell’Engawa giapponese, specie di terrazzo ligneo o impropriamente veranda scoperta o piattaforma, su alcuni lati della casa, che divide l’interno dall’esterno, privato e pubblico, artificio e natura. Una simbiosi tra le opere dei maestri del passato e il gesto contemporaneo del partecipare a quella storia con una continuità di spirito e linguaggio, al di fuori della temporalità. Si afferma negando con un gesto l’opera, e si nega l’isolamento affermandone il suo esistere e persistere.