I TEMI E LE SEZIONI DELLA MOSTRA
1. La prima sezione, La vita nella democrazia e le conseguenze della guerra, evidenzia la disparità tra le vittime della Repubblica di Weimar e la borghesia rampante che trae profitto dalle privazioni del periodo. Artisti come Max Beckmann, Otto Dix, George Grosz, August Sander e Heinrich Maria Davringhausen si concentrano sulla realtà urbana rappresentando gli emarginati del dopoguerra e gli ambienti in cui si muovono: disoccupati, reduci sfigurati, prostitute e vittime di violenze sono ritratti sullo sfondo di bordelli, angoli di strada e altri scenari pervasi da atmosfere sinistre.
Il sognatore di Davringhausen (1919), per esempio, ritrae la scena di un omicidio puntando l’attenzione sulla figura dell’assassino, un uomo dall’ aspetto elegante che sembra fisicamente e psicologicamente scollegato dalla vittima che ha massacrato. È stridente il contrasto tra la brutale violenza appena compiuta e la raffigurazione pacata e ordinata del “sognatore”.
2. In La città e la natura del paesaggio, gli artisti affrontano le tensioni causate dal processo di industrializzazione che dalle città si propaga alle aree rurali. Con la proliferazione delle fabbriche e la creazione di nuovi posti di lavoro, la Germania conosce una massiccia migrazione dalle campagne ai nuclei urbani. L’idea di città è associata al futuro, mentre sulla campagna si proietta la nostalgia del passato. Il complesso rapporto tra mondo urbano e rurale riflette le disparità esistenti nella Repubblica di Weimar.
3. Nuove identità: tipi umani e ritrattistica esamina i diversi modi in cui artisti come Beckmann, Dix, Schad e altri affrontano il genere del ritratto. Pur nella diversità degli approcci adottati, le opere di questa sezione mostrano notevoli affinità, a cominciare dall’interesse per gli stereotipi sociali, la resa spassionata dei soggetti raffigurati e il frequente ricorso all’autoritratto. A dominare questa sezione sono le rappresentazioni di artisti, scrittori e attori, ma anche di emarginati e tipologie sociali specifiche del loro tempo, come il reduce di guerra e la “nuova donna”.
4. L’uomo e la macchina documenta l’attenzione che molti artisti riservano ai progressi della tecnologia e dell’industria nell’era di Weimar. Se alcuni artisti si mostrano scettici verso la mancanza di umanità di un mondo dominato dalle macchine, altri riconoscono il potere trasformativo della tecnologia e cercano nuovi modi per interpretare il rapporto tra uomo e industria. La fotografia gioca un ruolo di primo piano in questa sezione, non solo in quanto forma d’arte autonoma ma anche in quanto fonte d’ispirazione per pittori come Carl Grossberg, che dipinge interni di fabbriche con precisione fotografica, come inMacchina di cartiera (1934). Altri artisti, per esempio Renger-Patzch, tentano di colmare il divario psicologico tra mondo naturale e mondo industriale evidenziando le analogie strutturali tra le macchine e la botanica.
5. Natura morta e beni di consumo propone un nuovo tipo di natura morta riunendo composizioni meticolosamente allestite che si potrebbero definire ritratti di oggetti. Concentrandosi sul variegato assortimento di oggetti che accompagnano la vita quotidiana, queste immagini presentano le cose come emblemi della modernità e della produzione di massa. Motivi ricorrenti di questa sezione sono i cactus e i ficus, piante “esotiche” assai diffuse nelle case dell’epoca. Tra gli artisti rappresentati nella sezione si trovano Aenne Biermann, Georg Scholz, Albert Renger-Patzsch e Hans Finsler.