L’influenza di Palladio trascendeva ampiamente i confini dell’architettura, e per questo nelle sale al secondo piano del Museo Correr il pubblico potrà ammirare – tra gli oltre 200 lavori esposti – non solo disegni, progetti, schizzi e modelli di opere architettoniche, ma anche dipinti e opere grafiche create da grandi maestri come Levickij, Borovikovskij, Soroka, Borisov-Musatov, Sudejkin, Grabar’, Benois, Dobužinskij, Kandinskij e Suetin.
La prima parte della mostra è dedicata al palladianesimo russo che nasce nella prima metà del XVIII secolo, all’epoca delle riforme di Pietro I che “aprirono una finestra sull’Europa”.
Con la traduzione in russo del famoso Trattato di Architettura di Andrea Palladio le idee del grande italiano iniziarono a giocare un ruolo via via sempre più importante, ispirando i progetti di moltissimi architetti russi, come appare chiaramente nella costruzione di Pietroburgo.
Tuttavia, la passione per l’architettura palladiana conobbe il suo vero apogeo all’epoca di Caterina II. Desiderosa di apparire come una sovrana illuminata, Caterina II fu promotrice delle più innovative tendenze artistiche provenienti dall’Europa non solo nelle arti visive ma anche nell’architettura. Fu proprio Caterina II a invitare in Russia due famosi architetti dell’epoca, Giacomo Quarenghi e Charles Cameron: questi due convinti seguaci di Palladio trovarono in terra russa l’opportunità di dare forma concreta alle idee del loro geniale maestro. A loro volta, i progetti dei due architetti esercitarono una forte influenza sullo sviluppo della Weltanschauung del grande maestro russo Nikolaj L’vov, architetto, musicista e poeta.
Si può affermare senza esagerazione che furono proprio le costruzioni di L’vov, ispirate a Palladio, a dare vita ad un fenomeno tanto unico come fu quello dell’usad’ba russa, fenomeno che coinvolgeva certamente l’architettura, ma anche l’arte nel suo complesso, la letteratura e soprattutto la vita quotidiana del tempo. I lavori di Quarenghi, Cameron e L’vov hanno contribuito in buona parte all’avvento del “Secolo d’Oro” della cultura russa, epoca che coincise con il regno di Alessandro I, meravigliosamente descritta nelle pagine dell’Evgenij Onegin di Puškin e di Guerra e Pace di Tolstoj. È a quest’epoca che è dedicata la parte principale della mostra.
Grande attenzione è inoltre rivolta al permanere del palladianesimo russo nel corso del XX Secolo, un fenomeno davvero singolare. In un periodo di entusiasmo generalizzato per il Modernismo, nacque un improvviso interesse per le forme neoclassiche, combinato alla nostalgia per la passata cultura delle usad’ba.
Gli architetti Žoltovskij, Fomin, e Ščusev, che avevano iniziato la propria carriera guardando alle idee moderniste, si misero a progettare delle architetture impregnate dallo spirito di Palladio. Del resto, il carattere essenziale dello stile palladiano sembrava essere molto vicino all’estetica rivoluzionaria dell’Avanguardia (com’è noto, l’architetto costruttivista Mel’nikov era un fervente ammiratore dell’opera del grande architetto veneto). E perfino nell’architettura staliniana, nata dalla complessa fusione tra Neoclassicismo e Avanguardia, l’influenza di Palladio è percepibile.
La mostra si conclude con un lavoro di A. Brodskij creato all’alba del terzo millennio, dimostrando così che le idee di Andrea Palladio sono ancora d’attualità.
Il fatto che la mostra si svolga a Venezia durante la Biennale di Architettura è molto significativo, in quanto sottolinea il legame particolare, passato e presente, che unisce le culture italiana e russa.
La mostra è accompagnata da un catalogo preparato dai curatori, i collaboratori dell’Ermitage A. V. Ippolitov e V. M. Uspenskij.Oltre ai saggi dei curatori, il catalogo include quelli del rettore dell’Istituto d’Architettura di Mosca D. O. Švidkovskij, di Ju. E. Revzina, V. G. Bass, e I. G. Lander.
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La mostra è visitabile con gli orari e il costo del Museo Correr >>>