Cos’è un globo? Una rappresentazione spaziale della Terra o del cielo, dipinta o stampata su una superficie sferica. Ma fin dall’antichità, e nel mutare delle conoscenze, la storia dei globi è strettamente legata a quella dell’astronomia, ed è sui temi cosmologici che si sviluppa il fondamentale dibattito scientifico che – da Copernico (1473-1543) a Keplero (1571-1630), da Galileo (1564-1642) a Newton (1643-1727) – dà inizio all’era moderna del pensiero scientifico. A questo periodo risale anche l’avvio dell’epoca d’oro dei globi terrestri avviato in Olanda dai grandi grafici ed editori Hondius e Blaeu e proseguito in Germania, Italia, Francia e Inghilterra nel corso del XVIII secolo, quando i globi terrestri e celesti acquistano importanza crescente. Strumenti di studio e di insegnamento, ben presto diventano anche ricchi oggetti ornamentali. Insigni pittori e incisori raffigurano le costellazioni sui globi celesti mentre cartigli decorati riempiono l’incognito, cioè le zone sconosciute di quelli terrestri. Elaborate sfere in metalli preziosi ornano le Wundernkammern, e vengono costruiti anche globi di eccezionali dimensioni, come quelli realizzati dal veneziano Vincenzo Coronelli nel 1683 per il Re Sole, Luigi XIV, destinati alla Reggia di Versailles, divenuti presto oggetto di curiosità come i più grandi costruiti fino ad allora. La mostra si apre proprio con un omaggio a Coronelli (1650/1718), frate, geografo, cartografo, inventore, editore, imprenditore e uno dei più famosi costruttori di globi del XVII secolo. Strumenti scientifici e macchine favolose, i suoi globi, generalmente in coppia (celeste e terrestre), ornavano le biblioteche di monasteri, di studiosi, di principi e sovrani. La prima vetrina presenta un raro esemplare della seconda edizione (1704/1707) del suo Grande libro dei globi, segue una coppia di sfere celeste e terrestre; quella terrestre, ricca di iscrizioni e consigli ai naviganti, è la copia, in dimensioni ridotte, del grande globo di Versailles. L’ultima vetrina della sala presenta esemplari diversi per provenienza e funzioni, che esemplificano i vari usi dei globi, descritti nel volume dell’inglese Moxton. Ecco allora, tra l’altro, un piccolo globo terrestre-celeste inglese tascabile da viaggio, e due sfere armillari, di cui una di Coronelli. Cos’è una sfera armillare? Il nome deriva dalla parola latina armilla (braccialetto). È uno strumento formato da anelli disposti in modo da rappresentare i principali circoli della sfera celeste (meridiano, orizzonte, ecc.) e i nomi delle costellazioni, che consente di determinare le coordinate degli astri. In fondo a questa sala, una postazione multimediale simula efficacemente le fasi di realizzazione di un globo; l’esposizione prosegue poi a partire dalla sala 6 (sala dei Dossali), oltrepassate la sala del Trono e la sala da Pranzo.
Globi astrali e sfere armillari. Dai tempi più remoti gli uomini osservano il cielo e tutte le antiche civiltà, dai babilonesi agli egizi, dai greci agli arabi, solo per citarne alcune, sviluppano un’ampia cultura astronomica e astrologica. Nella vetrina a destra, la piccola porcellana è una copia del celebre Atlante Farnese del Museo Archeologico di Napoli che risale al 150 d.C. ed è forse il globo più antico che sia giunto fino a noi. Ma globi celesti sono raffigurati anche in monete romane, mentre particolarmente accurati sono i globi celesti islamici con le stelle e le costellazioni incise a mano sulla superficie in ottone. Abbiamo già incontrato, nell’ultima vetrina della prima sala, esempi di sfere armillari. Ma attenzione: una sfera armillare cambia in funzione della concezione astronomica in base alla quale è costruita. Sfere armillari geocentriche sono quelle con la Terra ferma al centro, e il sole e i pianeti che le girano intorno, secondo la concezione tolemaica come indicato, ad esempio, nella vetrina a sinistra, nel cinquecentesco volume del Comandino; quelle eliocentriche prevedono invece che la Terra e i pianeti girino intorno al sole, secondo la concezione copernicana; quando sono realmente mobili grazie a un meccanismo che consente ai pianeti di muoversi alle rispettive velocità, sono chiamate anche Planetari.
Idee del mondo e costruzione di globi. Tolomeo/Copernico: intorno alla disputa sulla centralità della Terra o del sole si consuma un devastante conflitto agli albori dell’età moderna. I volumi esposti nella vetrina a destra sono testimonianze delle concezioni cosmografiche e astrologiche medioevali di autori tardoclassici come Capella, Macrobio, Igino e Manilio. Nel XII secolo fu tradotto dall’arabo in latino il trattato astronomico di Claudio Tolomeo, le cui teorie vennero studiate nelle scuole soprattutto per mezzo dell’opera di Giovanni di Sacrobosco. Il ritorno allo studio diretto del testo di Tolomeo in epoca rinascimentale portò a una critica radicale dell’interpretazione del Sacrobosco, come quella del matematico ed ellenista padovano Francesco Barozzi. Sempre legate alla tradizione sono le tavole delle posizioni e dei movimenti degli astri, calcolate nel XIII secolo a Toledo per Alfonso re di Castiglia, base dello studio e dell’insegnamento dell’astronomia fino al Cinquecento. Alle pareti e nella vetrina di sinistra si documentano aspetti tecnici-costruttivi. Per realizzare globi in serie si stampavano le rappresentazioni cartografiche delle zone comprese tra due meridiani – i “fusi” – su strisce di carta come quelle – autore Coronelli – qui esposte, che venivano poi incollate su una sfera di legno o di cartapesta. La tecnica rimane pressoché immutata nel corso dei secoli. Nella vetrina di sinistra, diverse opere illustrano come costruire globi, a partire dalla tavola dell’Encyclopédie, e sono inoltre esposti fusi per la realizzazione di globi terrestri e celesti di piccole dimensioni.
Costruzione dei globi e sfere lunari. Nella libreria sono esposti, in una suggestiva successione, globi terrestri, celesti, lunari, perfino un globo di Marte. Realizzati in epoche diverse, dal XVII al XX secolo, illustrano tra l’altro l’evoluzione delle conoscenze e delle concezioni astronomiche. Se i primi globi lunari a stampa risalgono al XVIII secolo, nel XIX scienziati come Camille Flammarion (1842-1925) formulano ipotesi precise sull’aspetto della superficie, la fauna e la flora non solo di Marte, ma anche di altri pianeti. I globi lunari del XIX secolo recano solitamente sul retro, lasciato vuoto, indicazioni relative alle dimensioni, alla distanza, ecc. Solo una cinquantina d’anni fa, quando una sonda sovietica riuscì a fotografare la faccia nascosta della luna, furono costruiti globi che la rappresentavano in parte. Quando poi una sonda americana fornì immagini di tutta la faccia nascosta della luna, i globi parzialmente rettificati vennero sostituiti da altri completi. La vetrina di destra espone importanti volumi cinquecenteschi nei quali conoscenze matematiche sono poste al servizio della geografia, e serie diverse di fusi per la realizzazione di globi celesti e terrestri. La vetrina di sinistra presenta quattro importanti opere: la descrizione del cielo, delle “stelle fisse” e del sistema planetario, dovuta a Hevelius (1611-1687), birraio, incisore e soprattutto astronomo di Danzica, inventore del periscopio; il progetto di Coronelli per la realizzazione di quattro planisferi; il volumetto dello steso Coronelli Epitome Cosmografica (1693), compendio delle conoscenze geografiche e cosmografiche dal punto di vista di un ecclesiastico, che contiene anche precise informazioni sul modo in cui sono costruiti i suoi globi e i relativi sostegni; il dizionario geografico del ferrarese Raffaello Savonarola (1713), qui nell’edizione fatta a sua insaputa da Vincenzo Coronelli, e da lui illustrata con proprie incisioni.
Costruzione dei globi e sfere armillari. Sono qui esposti spettacolari fogli incisi con fusi di globo celeste di Giovanni Maria Cassini (1745-1824 ca.), religioso dell’ordine dei Padri Somaschi, che studia disegno e incisione alla scuola del Piranesi. Dello stesso autore sono le stampe per sfera armillare – firmate però con altro nome – destinate a essere incollate su anelli di legno. Sono affiancate in vetrina da fogli di produzione francese con fusi di globo celeste e con sfera armillare. Ancora francesi, e dovuti al costruttore di orologi Jacques Baradelle (1701-1776) sono i fogli con fusi per un globo terrestre e celeste non colorati (catt. 78-79).
Trattati sull’uso dei globi. Nel XVI e in parte anche nel XVII secolo permaneva l’idea che la Terra fosse il centro immobile dell’universo: perché allora si costruivano globi terrestri ruotanti attorno a un asse di sostegno? Perché con un globo celeste o terrestre corredati da un circolo meridiano e da un circolo dell’orizzonte si possono sveltire di molto calcoli astronomici complessi che richiederebbero altrimenti l’uso di trigonometria e logaritmi (ad esempio, tra gli altri, la differenza di fuso orario, la visibilità di determinate stelle in diversi momenti dell’anno, ecc). La sala, oltre a esporre piccoli, preziosi globi tedeschi del XVII secolo, presenta due celebri opere cinquecentesche di autori dei Paesi Bassi: uno dei più famosi trattati sull’uso dei globi (cat. 50) del geometra e matematico Metius, talmente noto ai suoi tempi che un suo volume è raffigurato sul tavolo dell’astronomo dipinto da Vermeer a Delft nel 1668; sulla vetrina in fondo alla sala, l’importante trattato sull’armonia del cosmo di Andrea Cellarius, rettore della scuola latina di Horn. Dopo un passaggio nlla sala 11, in cui sono esposti due globi tedeschi seicenteschi, la mostra prosegue nella sala 14 del museo.
Strumenti per osservare il cielo. Nelle vetrine centrali sono esposte opere di autori di grande rilievo: Tycho Brahe (1546-1601) fu il più grande astronomo del suo tempo, prima dell’invenzione del telescopio. Con gli strumenti da lui stesso progettati individuò assieme ai suoi allievi (tra cui Willem Jansz Blaeu, in seguito costruttore di globi e disegnatore di atlanti) le posizioni delle stelle fisse e dei pianeti. Rifacendosi ai modelli dell’antichità, Brahe propose un modello del cosmo con la Terra al centro attorno alla quale ruota il sole, attorno al quale a loro volta ruotano i pianeti. La Chiesa cattolica considerò accettabile il sistema geocentrico di Brahe, mentre combatté aspramente le tesi eliocentriche di Copernico, Keplero e Galilei. I sei planisferi sono opera dell’incisore ed editore tedesco Christoph Weigel il Vecchio (1654-1725). Originariamente rilegati in un atlante destinato ai viaggiatori e per scopi didattici, sono eseguiti con grande cura e perizia artistica. Sono inoltre esposti, nella vetrina a destra, volumi a stampa e globi di autori tedeschi del XVII e XVIII secolo. Nei volumi si illustra come risolvere con l’uso dei globi problemi quali, ad esempio, conoscere la durata delle luce solare a ogni latitudine e in ogni giorno dell’anno; i globi documentano la ricca produzione di Norimberga, per tutto il Settecento centro di eccellenza nella realizzazione di questi manufatti, e risulta agevole il confronto con la coeva produzione francese, nella vetrina attigua. Anche nelle due vetrine a sinistra, sono esposti pezzi tedeschi e francesi che documentano come, a partire dal Settecento, se ne diffonda in tutta Europa una vasta produzione seriale. Oltrepassate le sale 15 e 16 (Armeria Correr), la mostra prosegue nelle sale 17 e 18.
La produzione seriale: XVIII e XIX secolo. Se le vetrine a destra del corridoio di passaggio documentano la squisita iconografia di opere di area tedesca come la cinquecentesca Cronica Universalis di Schledel e i fogli secenteschi di Eimmart, l’esposizione di questa sala presenta esempi della vasta produzione seriale di sfere che, a partire dal XVIII secolo, si diffonde in tutta Europa. Dopo i globi francesi e tedeschi esposti nella sala precedente, sono qui ospitati, nelle vetrine a sinistra, manufatti svedesi e soprattutto inglesi. L’Inghilterra, grande potenza marittima e certamente il paese più avanzato d’Europa nel Settecento, assume in quest’epoca un ruolo preminente nella produzione di globi, adottando spesso soluzioni innovative sia per i formati, che per la produzione, che per le modalità commerciali.
Da Sanudo a Coronelli: le trasformazioni. Di fondamentale importanza è il globo del geografo veneziano Livio Sanudo (1520-1576), che si credeva perduto e che è stato identificato in occasione degli studi per questa mostra. Si tratta del più grande realizzato nel XVI secolo e l’esemplare qui esposto è l’unico esemplare montato esistente al mondo. La sala propone, a fianco di questa pietra miliare per gli studiosi della materia, altri globi di grande interesse: sulla sinistra una seicentesca coppia celeste/terrestre di William Blaeu, a destra un grande globo terrestre di Coronelli. Alle pareti, altre piccole preziose coppie, ancora dovute a Blaeu e a Giovanni Maria Cassini. I grandi globi terrestri di epoche diverse qui esposti (Sanudo, Blaeu, Coronelli), offrono la singolare possibilità di mettere a confronto le conoscenze geografiche di ciascun momento storico. All’epoca dalle grandi scoperte, in Europa affluivano continuamente nuove e più precise descrizioni di continenti e coste, e di conseguenza nel giro di pochi anni o decenni un globo diventava del tutto superato. Ciò contribuì ad aumentare la domanda di globi aggiornati. Lo stato delle conoscenze relative ai continenti e ai mari oggi può essere utilizzato per stabilire la datazione dei globi e delle carte geografiche, anche quando le illustrazioni, per lo più artistiche, non sono firmate né datate: ad esempio il continente sudamericano sino alla Terra del Fuoco (Stretto di Magellano) a partire dal 1618 circa viene spostato più a sud da Schouten e Le Maire; le coste occidentali di Australia, Tasmania e Nuova Zelanda fanno la loro comparsa nei globi dopo il viaggio di Abel Tasman (1643); l’isola di Tasmania fu scoperta intorno al 1800 (Flinders); le coste settentrionali della Groenlandia intorno al 1900.