La mostra si articola in quattro sezioni
La prima è dedicata a Venezia città in armi . Descrive da un lato la peculiarità delle strategie difensive, soprattutto antiaeree, poste in essere, all’indomani della dichiarazione di guerra: la trasformazione delle altane della città in posti di avvistamento, la vita nelle soffitte delle vedette che montavano la guardia a turno, al grido «Per l’aria – buona guardia »; le artiglierie antiaeree delle navi e del litorale; i riflettori che con i loro fasci luminosi cercavano di scoprire e seguire la rotta degli aerei nemici; i palloni frenati che al primo segnale d’allarme venivano innalzati per occludere lo spazio sopra Venezia; dall’altro illustra gli stenti e le difficoltà della vita quotidiana in tempo di guerra: l’oscuramento, i rifugi, il razionamento del pane, gli ospedali, perfino l’”assalto” ai depositi bancari – e in particolare alla Cassa di Risparmio- per ritirare i conti nel fuggi fuggi dopo Caporetto.
La seconda sezione, Venezia città da salvare, documenta l’articolata e complessa attività di protezione preventiva dei monumenti, ecco allora le travi di legno a chiudere completamente la facciata della basilica, i sacchi di sabbia e le protezioni murarie e lignee intorno a palazzo ducale, lo smontaggio della statua equestre di Colleoni e della quadriga marciana.
La terza sezione si intitola, significativamente, Venezia la città ferita.
Risulta infatti sorprendente ai nostri occhi la frequenza e la tempestività dei bombardamenti su una città che, pur riconosciuta patrimonio culturale universale, era anche un nodo logistico e strategico di fondamentale importanza: il primo bombardamento coincide col primo giorno di guerra, il 24 maggio 1915. Ne seguiranno altri quarantuno per un totale di 1029 bombe (300 durante il solo bombardamento della notte tra 26 e 27 febbraio 1918), 52 morti, 84 feriti : particolarmente efficaci la mappa che illustra la pervasività dei bombardamenti e la straordinaria documentazione fotografica di uno dei capolavori irrimediabilmente perduti: il soffitto della chiesa degli Scalzi (colpita nel tentativo di centrare la vicina stazione ferroviaria), opera di Giambattista Tiepolo. Il bombardamento è anche impresso nel drammatico, inedito disegno di Maurice Bompard.
La quarta sezione, Venezia e la vittoria affida la descrizione della conclusione delle ostilità e le celebrazioni per buon esito finale, oltre che a varie medaglie e a tre intensi dipinti di Emma Ciardi.
E di particolare rilievo, lungo tutto il percorso della mostra, sono proprio le testimonianze d’arte, alcune delle quali mai esposte prima d’ora: dipinti e opere grafiche di artisti – da Guido Marussig a Guido Cadorin, da Emanuele Brugnoli ad Anselmo Bucci a Emma Ciardi – “cronisti” d’eccellenza dei giorni di guerra in città, cui si deve, forse più che ad altre fonti documentarie, la stratificazione di una solida memoria collettiva della drammaticità dei tempi.