Museo Correr

Museo Correr

A VOLO D’UCCELLO. Jacopo de’ Barberi e le rappresentazioni di città.

Percorso

Il percorso espositivo della mostra si articola in sezioni capaci di dar conto dello sviluppo delle forme di rappresentazione delle città, a partire, prima di de’ Barbari, dalle quattrocentesche raffigurazioni, come la Venezia fantastica e reale, interpretata e descritta da Erhard Reuwich per la Peregrinatio in Terram Sanctam pubblicata a Magonza nel 1486, prestata dalla Biblioteca Nazionale Marciana o la veduta di Ferrara, intagliata negli ultimi anni del XV secolo, proveniente dalla Biblioteca Estense di Modena, in cui si afferma l’intento di documentare la configurazione urbana e di celebrarne gli interventi di rilievo, fino alle riservate mappe militari, tra cui l’imponente Mappa del Territorio Veronese, detta dell’Almagià, datata 1438 e prestata dall’Archivio di Stato di Venezia, o la Pianta di Padova e del suo Territorio del 1465, ispirata ad un disegno di Annibale Maggi e giunta dai Musei Civici di Padova, o la pergamena del Territorio di Crema del Museo Correr.

Segue quindi, cuore dell’esposizione, l’ampia sezione dedicata a Jacopo de’ Barbari e la Veduta prospettica di Venezia. Dell’opera, i Musei Civici possiedono, oltre a diversi esemplari della stampa su carta, le originarie e preziosissime matrici in legno di pero. La mostra consente di esplorare questo capolavoro, straordinario per concezione, rilievo, disegno, traduzione xilografica, fornendo altresì una ricca documentazione sulla storia (tre sono gli stati conosciuti della veduta, realizzati in tempi e con intenti diversi); sulle attribuzioni (tradizionalmente attribuita ad Albrecht Dürer, la veduta venne ritenuta piuttosto opera di Jacopo de’ Barbari nel secolo scorso); sui restauri (l’imponente operazione di restauro ha previsto ampi e articolati interventi sia sui legni che sulla carta di primo stato già appartenuta a Teodoro Correr. Ripulita e consolidata a con le più moderne e attente procedure, essa ha rivelato, sotto il foglio, per tutta la sua estensione, un disegno ad inchiostro bruno che si è scelto di lasciare in evidenza per le sue qualità estetiche e per gli sviluppi di studio che potrebbe portare).

I restauri, commissionati dai Musei Civici, sono stati realizzati anche grazie al contributo del Gruppo Zurigo: gli interventi sulle matrici sono stati curati dalla ditta Maximilien Leuthenmayr con la consulenza dell’Istituto per la ricerca sul Legno del C.N.R. di Firenze, sotto la supervisione della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Venezia. La carta è stata invece restaurata a opera dell’Istituto Centrale per la Patologia del Libro di Roma.

Il percorso espositivo prosegue, dopo Jacopo de’ Barbari, con le Venezie cinquecentesche, tra cui spicca la grande xilografia di Matteo Pagan del 1559, prestata da Berlino, poi con le straordinarie vedute disegnate di celebri città, capitali di imperi, centri del commercio e delle attività mercantili del Rinascimento, il cui esempio più spettacolare è la Costantinopoli di Melchior Lorichs, un disegno di oltre undici metri proveniente dalla biblioteca dell’Università di Leida. Ma il XVI secolo vede anche l’affermarsi del ritratto di città come genere decorativo: è il caso della galleria delle carte geografiche in Vaticano cui si rifà Giovanni Pittoni nel disegno di Vicenza, presente in mostra, proveniente dalla Biblioteca Angelica di Roma; nel frattempo, la produzione di piante, sia pur limitatamente, continua, spesso ibridata da elementi appartenenti al mondo della visione.

Ineludibile, poi, il confronto tra de’ Barbari e la produzione europea, anche in considerazione del profondo legame di Jacopo con le città del nord e nei confronti del mondo germanico, come testimonia la stessa committenza di VENETIE MD, che trova origine nel mercante tedesco Anton Kolb. Ecco allora le grandi vedute a stampa delle città del continente, dalla Amsterdam di Cornelis Anthonisz, in cui la presenza di Nettuno sopra le nuvole, simbolica esaltazione della città di mare, sembra alludere, come una citazione, al precedente di de’ Barbari, alle due riprese di Norimberga da est e da ovest. Ed ecco le città italiane: la Firenze disegnata da Stefano Bonsignori nel 1584, realizzata con una prospettiva ripresa da un punto di vista ideale altissimo ma costruita su un rilievo planimetrico esatto; la grande veduta di Roma disegnata e incisa nel 1593 da Antonio Tempesta, pittore fiorentino allievo di Ludovico Cardi, si impone per qualità, dimensioni e perizia incisoria, a testimoniare come il secolo si chiuda, per l’immagine della città, con un bilancio di crescita costante, sia qualitativa che quantitativa, tanto che le immagini cinquecentesche copiate, reincise e reinterpretate, a volte aggiornate, a volte riproposte immutate, sarebbero state ancora per oltre un secolo i capisaldi della cultura visiva della città.

A questo prezioso materiale cartografico si aggiunge una selezione di atlanti e portolani che tanta fortuna ebbero nel XVI secolo, oltre ad un’interessante serie di strumenti di rilevamento e di misurazione in opera al tempo di de’ Barbari, e a una sintesi di pubblicazioni rinascimentali dedicata ai sistemi e agli strumenti di rilevazione, provenienti dalle collezioni veneziane della Biblioteca Nazionale Marciana, del Museo Storico Navale, del Liceo Marco Foscarini e del Museo Correr. Inoltre, a conclusione del percorso, Il CIRCE (Centro di Servizi Interdipartimentali di Rilevo, Cartografia ed Elaborazione) dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia ha realizzato per la mostra, con le avanzate tecniche dell’attuale topografia, una serie studi e di elaborazioni virtuali sulla veduta del de’ Barbari, mettendole a confronto con l’attuale sviluppo urbano della città.