La mostra organizzata al Museo Correr su Jacopo de’ Barbari e le rappresentazioni di città nell’Europa del Rinascimento è stato il motivo per fare il punto conoscitivo e critico sulla celebre Veduta prospettica di Venezia a cinquecento anni dalla sua creazione, oltre che l’occasione per affrontare esigenze indifferibili di carattere conservativo applicate a due dei più significativi oggetti artistici del Museo Correr: la matrice xilografica originale, intagliata e incisa in sei parti di legno, e un esemplare su carta della stampa. La felice e rara compresenza di questi due aspetti complementari di uno stesso manufatto artistico ha permesso di procedere da una parte nell’indagine critica e, dall’altra, nella scelta delle operazioni di restauro, nel loro reciproco e continuo confronto. Come, infatti, una matrice incisoria non va valutata come autonomo oggetto artistico, ma in quanto opera d’arte finalizzata alla trasposizione su carta, così quest’ultima, considerata singolarmente e a prescindere dalla matrice, è spesso insufficiente a fornire da sola la risposta ai molteplici interrogativi sull’autore, l’epoca e la tecnica di produzione impiegata.
I legni. Lo stato dei legni prima del restauro era preoccupante in particolare per ciò che riguardava la stabilità di alcuni masselli, che, presumibilmente nell’Ottocento, erano stati rinforzati empiricamente mediante profonde inchiodature passanti, collegate sul margine inferiore a una barra di ferro e da traversi in legno. Parimenti, alcuni degli incastri a farfalla che tenevano uniti i masselli si erano spezzati o avevano ceduto anche per la massiccia aggressione di insetti xilofagi. Gli accordi per un intervento di restauro sulle matrici sono stati assunti per iniziativa dei Musei Civici Veneziani, sotto la tutela della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Venezia, con il C.N.R., Istituto per la ricerca sul legno di Firenze, che ha effettuato le analisi dendrologiche preliminari e ha consigliato uno specifico trattamento di disinfestazione in atmosfera controllata, effettuato per la durata di 46 giorni (Ditta So.Di.Ra. Ravenna). Dopo questo primo intervento preliminare, si è provveduto al consolidamento strutturale della matrice con iniezioni di Paraloid al 5% in diluente nitro, agli avvicinamenti, agli incollaggi dei masselli con resina vinilica, al ripristino delle farfalle lesionate con altre aventi identiche caratteristiche tecniche, alla sostituzione dei perni metallici con sottili pioli in legno. Concluse le operazioni di restauro dalla parte del verso con la stesura finale di un film a base di cera microcristallina, si è operato con tutte le cautele sulla parte del recto, ripulendo accuratamente gli interstizi, riducendo, il più possibile, le aperture fra la connessione dei masselli e ricollocando nella originale posizione qualche tassello che si era spostato. Alcune spaccature, infine, sono state sottofondate con verghette di legno di pero patinato in nero (Ditta M. Leuthenmayer, Venezia).
La carta. La carta della Veduta prospettica di Venezia, che è stata affidata per il restauro all’Istituto Centrale per la Patologia del Libro di Roma, è quella di primo stato già appartenuta a Teodoro Correr ed esposta per molti anni in Museo. Da studi precedenti era già emerso che il foglio C – quello in alto a destra dove compare il probabile autoritratto di Jacopo de’ Barbari – era di stampa più recente rispetto agli altri cinque fogli, con vistose integrazioni a penna verticali da attribuirsi alle corrispondenti fessurazioni della matrice lignea. Si tratta probabilmente di uno dei fogli impressi nel 1838 all’interno del Museo, allora ancora in casa del Correr a San Giovanni Decollato, quando, per l’ultima volta, la Veduta fu incisa direttamente dalle vecchie e malandate matrici in occasione della visita a Venezia dell’Imperatore Ferdinando I°. L’attuale restauro, che ha ripulito e consolidato la carta con le più moderne e attente procedure, ha rivelato sotto questo foglio, per tutta la sua estensione, un disegno ad inchiostro bruno che si è scelto di lasciare in evidenza per le sue qualità estetiche e per gli sviluppi di studio che potrebbe portare.
I restauri sono stati finanziati dal Gruppo Zurigo.