Nel XX secolo gli storicismi erano stati affiancati dalle forme nuove, da una ricerca che, negli anni Venti, raggiunse interessanti risultati stilistici.
Tuttavia quella dei primi due decenni del secolo identificava una declinazione artistica ancora titubante: le sollecitazioni francese, belga e americana, se suggerivano curiosità e tentativi, introducevano anche elementi di riflessioni critiche nel dipanarsi di un’esperienza e di un discorso formale. Questo discorso procede privo di un proprio carattere unitario, bensì per tentativi e accostamenti, intuendo soprattutto la “modernità” di una tecnica e di un gusto applicati a un materiale più che mai disponibile e duttile a fronte di un’avventura novecentesca di singolare fortuna. Così, a produzione vetraria di Murano conosce in questo periodo un salto qualitativo che la porterà ad un’attenzione ed a un credito culturale eccezionali.
Ancor più sorprendenti però potrebbero risultare le modalità di tale processo: infatti le risorse che il vetro muranese aveva accumulato nei tempi passati gli consentirono di produrre frutti doviziosi di singolare ricchezza. Innanzitutto il soffiato, che identificava una compatta esperienza culturale di autorevole storicità. A questo nucleo s’innestarono forme e cadenze nuove che si possono leggere o intuire in una sorta di anticipazione sospesa, sorprendente e al tempo stesso di difficile denominazione, che appare nelle sfide tecniche ed esecutive.