Museo Correr

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L'AMERICA DI POLLOCK. Jackson Pollock a Venezia.

Gli “Irascibili” e la Scuola di New York

Centro Culturale Candiani, Mestre. Al Centro Candiani di Mestre è ospitata la mostra dedicata agli ”Irascibili”, al gruppo di una quindicina di artisti che vissero e lavorarono con Pollock nella New York del secondo dopoguerra. Tanti i nomi di riferimento – da Kline a Gorky, Rothko, De Kooning, Barziotes, Motherwell, Newman – compreso quello della moglie Lee Krasner, che in alcuni dipinti fa emergere un grande spessore artistico pari alla dedizione che ebbe nell’ opera intrapresa in quegli stessi anni per far conoscere il marito.

La Scuola di New York. Al pari di Parigi in Europa, la New York degli anni trenta e quaranta è un polo cosmopolita di attrazione per gli artisti. L’olandese De Kooning vi è giunto poco più che ventenne alla fine degli anni Venti, insieme al russo Mark Rothko e all’armeno Arshile Gorky. Tra gli americani, Jackson Pollock vi giunge nel ’30 dalla California, ove – originario del Wyoming– era cresciuto, Robert Motherwell da San Francisco, Clyfford Still dallo stato di Washington, William Baziotes dalla Pennsylvania, David Smith dall’Indiana. Barnett Newman, Adolph Gottlieb, Lee Krasner sono invece nati a New York. Caratterizzati da coraggio e indipendenza, questi artisti – che costituiscono il primo nucleo della cosiddetta “Scuola di New York”, esprimono negli esordi della loro ricerca una forte determinazione a liberarsi dal provincialismo e sono profondamente attratti e coinvolti dalle più nuove esperienze europee, anche grazie al sistematico lavoro del Museum of Modern Art che, a partire dal 1936, presenta importanti rassegne dal postimpressionismo al Cubismo, dal Bauhaus al Dada e al Surrealismo. In questo contesto, l’impatto della guerra gioca un ruolo fondamentale nella formazione degli artisti della Scuola di New York: caduti i miti razionali, ciò che sembra prevalere è il lato oscuro, irrazionale, imprevedibile della natura umana; da qui l’avvicinamento prima al surrealismo e poi a Jung e alle sue teorie sull’inconscio collettivo. Ecco che allora l’espressione artistica può avere il fine di scavare nel subconscio, trasformare colori e disegno in metafora della natura stessa della condizione umana e la ricerca cubista, opportunamente rielaborata, può costituirne un mezzo assai consono. È a questo punto che entra in scena Peggy Guggenheim, che inaugura nel ’42 a New York la sua galleria-museo Art of This Century e quasi subito inizia a promuovere questi americani che rappresentano una sintesi originale delle più importanti tendenze moderniste. Al ritorno di Peggy in Europa nel ‘47 la scuola di New York è una realtà che ormai si consegnerà alla storia dell’arte. Nel frattempo, fin dall’inizio degli anni Quaranta, la ricerca astratta è diventata uno dei principali temi e sforzi della Scuola, il cui primo, prorompente esito è espresso dalla personale di Pollock, nel ’43. Ma ancora lungo, sofferto e faticoso sarà il cammino degli artisti della Scuola verso i risultati più maturi, definiti nell’originale denominazione di Espressionismo Astratto e caratterizzati, come dice Sam Hunter, dall’intenso equilibrio di segni vigorosi e totalità decorativa, dal delicato rapporto tra visione interiore e metafora esterna, tra campo pittorico e gesto…. tra astrazione e misticismo personale.

Il gruppo degli Irascibili. L’Espressionismo Astratto asseriva la necessità dell’espressione artistica individuale attraverso l’atto puro del dipingere. Due gli approcci fondamentali: quello dei cosiddetti “Action painters”, il cui impegno era maggiormente centrato sul gesto e sul segno e quello dei “Color field painters” concentrati sul rapporto forma-colore. Ma i legami, anche personali tra i membri della Scuola di New York consentivano scambi continui e talvolta combinazioni e fusioni di approcci ed esiti; altro elemento comune era quello di non essere spesso compresi e sostenuti né dall’establishment né dal grande pubblico. Nel maggio del 1950, ad esempio, il Metropolitan Museum of Art annunciò il progetto di una mostra sulla pittura contemporanea americana che non li includeva: allora diciotto di loro inviarono al direttore del Museo una lettera di protesta che, il giorno seguente, fu pubblicata dal New York Times. La cosa trovò spazio, ovviamente con diverse posizioni, sulla stampa e sui media, e presto la definizione di “Irascibili” coniata dall’Herald Tribune in senso negativo e ripresa dalla rivista Life, divenne un modo comune per definirli. Barnett Newmann, che aveva organizzato la protesta, commissionò a Nina Leen la celebre foto che li rappresenta “vestiti da banchieri”, con al centro Jackson Pollock. Questa vicenda rafforzò il senso di una condivisione di intenti e di interessi e gli Irascibili continuarono, nel loro spazio affittato al Greenwich Village, a riflettere e discutere, oltre a lavorare per diffondere il senso della loro ricerca sull’espressionismo astratto soprattutto presso i giovani artisti. Entro la metà degli anni cinquanta si compie forse la parabola dello sviluppo creativo di questi artisti e la morte di Pollock nel ’56 rappresenta certo una data di forte significato simbolico, mentre il loro ruolo viene definitivamente riconosciuto e celebrato già negli anni ’60, fino a fare dell’approccio all’arte degli Irascibili una sorta di mito o di paradigma.