JACKSON POLLOCK (1912-1956)
1912: Paul Jackson Pollock nasce a Cody, (Wyoming). Cresce in Arizona e California; qui entra in contatto con la cultura popolare indiana e pellerossa, che resterà un riferimento importante nella sua ricerca artistica. Nel 1928 frequenta la Manual Arts High School di Los Angeles, ma ne viene espulso. Nel 1930, trasferito a New York, si iscrive alla Art Students’ League, studiando con Thomas Hart Benton, che lo incoraggerà per i dieci anni successivi.
Nei primi anni trenta conosce e apprezza la pittura sociale realista messicana di Josè Clemente Orozco e Diego Rivera e nel 1936 lavora nella bottega sperimentale di David Alfaro Siqueiros. Nel 1935 entra nel WPA, Federal Art Project (progetto promosso dal Governo Usa per sostenere gli artisti rimasti senza lavoro durante la depressione economica), alla divisione Murales. Vi rimarrà fino al ’42, occupandosi anche della pittura a cavalletto
La scoperta di Picasso, insieme alla grande mostra del Surrealismo europeo, allestita a New York nel 1936, gli permette di rompere definitivamente con le “provinciali” influenze americane. Le esperienze di Mirò, Gorky e quelle contemporanee di De Kooning contribuiscono ad accrescere il suo interesse per il segno e l’automatismo, come espressione immediata e diretta del proprio sentire. In questa fase, le sue opere restano allusive a forme riconoscibili e non approdano subito alla totale astrazione. Nel 1942 conosce Lee Krasner: sarà lei a introdurlo negli ambienti più interessanti di New York, a presentargli, tra gli altri, personaggi come De Kooning. Il sodalizio con lei giocherà un ruolo importantissimo nel suo percorso artistico e umano. Nel 1943 Peggy Guggenheim ospita nella galleria-museo Art of This Century la prima personale di Pollock. Gli offre inoltre un contratto che gli permette di dedicarsi in modo esclusivo alla pittura, che perviene ad una totale dimensione informale. In questa fase si evidenzia l’assimilazione del linguaggio delle avanguardie europee (Surrealismo, Cubismo e Picasso) animata da quella che diventerà la componente forte della sua pittura: la carica segnica e gestuale. Alla fascinazione per l’analisi junghiana (che lo spinge alla ricerca di archetipi, di forme primarie, comuni all’inconscio collettivo) si aggiunge inoltre quella per l’arte degli indiani d’America, in particolare le pitture di sabbia (sand painting) dei Navajo.
Nel 1945 sposa Lee Krasner. A partire dal 1947 la superficie della tela si fa sempre più grande, come più grandi si fanno i pennelli così da consentire un sempre maggiore distacco dalla tela.
Il passo successivo, dal ’49, è l’adozione della tecnica del “dripping”: l’utilizzo del colore gocciolato dal pennello o direttamente dai barattoli su superfici, cartone o tela disposte orizzontalmente e lavorate su tutti i lati, con la creazione di grovigli di segni, macchie, spruzzi, aloni; tutto il corpo dell’artista viene coinvolto e il segno è governato dalla gestualità del braccio. Da qui l’espressione “Action painting” coniata per definire questa esperienza. Nell’immagine che risulta non vi è centro né direzione di osservazione: è pittura “all over” (a tutto campo). Si è parlato, a questo proposito, di “Espressionismo astratto” perché il dipingere nasce come emersione di una pulsione, carica di energia, anche violenta, manifestazione di uno stato d’animo che scavalca qualsiasi progetto per affidarsi a una “automaticità” del gesto che nasce dal profondo
Nel 1950 firma la protesta degli Irascibili; nello stesso anno espone tre opere all XXV Biennale di Venezia e Peggy Guggenheim organizza contemporaneamente per lui, in città, una mostra al Museo Correr. Afflitto da sempre dall’alcool, contro il quale ha anche molto combattuto con alterne fortune, ricomincia a bere oltre misura e dal 1954 rallenta la sua attività.
Muore in un incidente stradale a New York l’11 agosto 1956.
La sua figura diviene presto un mito, alimentato dai tratti caratteristici emblematici: la ribellione, la dipendenza dall’alcool, l’attrazione per le filosofie orientali e la psicologia junghiana, la contiguità con le ricerche musicali più avanzate (John Cage), l’improvvisazione e la creatività immediata su un tema iniziale, (tipica in quegli anni anche del Jazz e del Be bop), la ricerca di libertà nei confronti della forma (che sarà in seguito carattere peculiare degli happening), perfino la drammatica fine.
Ritenuto il maggior rappresentante dell’Action Painting e dell’Espressionismo astratto, ha rappresentato un momento importante della ricerca artistica del secolo scorso e la prima affermazione del mondo statunitense come nuovo centro dell’arte nella seconda metà del ‘900.