La mostra si articola in due sezioni Passato e Presente.
La sezione storica intende avvalersi di alcuni prestiti provenienti da istituzioni storiche veneziane come la Scuola Grande di San Rocco, la Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, l’IRE, il Museo Diocesano. Un prestatore privato presenta inoltre una selezione di oggetti profani legati al gusto della nascente borghesia dell’inizio del secolo XIX nel dominio Lombardo Veneto.
La Scuola Grande di San Rocco concede in prestito sette oggetti rappresentativi dell’attività orafa tra il XV secolo e la fine del XVIII. Sono oggetti recentemente restaurati in occasione di altre esposizioni effettuate in diverse località.
La mostra inizia con una piccola scultura in oro del XIII secolo, che per desiderio dei proprietari sarà resa pubblica soltanto negli inviti, nei manifesti e, ovviamente, nel catalogo, poiché proprio su di essa è caduta la scelta del grafico A. Prandi destinandola a diventare l’oggetto immagine della mostra stessa. Prosegue con una selezione di almeno 40 esemplari provenienti dal tesoro di San Rocco, da San Giovanni Evangelista, dal Museo Diocesano e dall’I.R.E.,culminanti con una breve sintesi del periodo neoclassico e del propagarsi in ambito profano e domestico di suppellettili in argento.
Il tema dello “splendore” è derivato da una selezione che non intende essere esaustiva delle vicende legate all’oreficeria, questione peraltro affrontata in mostre di carattere monografico. Qui si tratta di esporre la suggestione, l’aura e il simbolo. Elementi propedeutici accostati al lavoro degli orafi contemporanei per la loro funzione di stimolo e riflessione. Si spera, infatti, che tale iniziativa esaurisca il filone delle esplorazioni del passato e costituisca il punto di partenza di un confronto tutto rivolto alla contemporaneità, laddove artigiani giovani e vecchi, botteghe veneziane e venete, trovino almeno con periodicità da definire, l’occasione per esporre e confrontare le nuove creazioni del futuro. A differenza di altre esposizioni in ambito regionale giustamente rivolte alla produzione industriale e all’esportazione, riteniamo che il campo artigianale abbia necessità di una maggiore visibilità. Questa mostra, oltre ad essere un punto d’arrivo dopo 26 anni di impegno da parte della Società Orafa Veneziana, potrebbe costituire un punto di partenza esclusivamente rivolto al futuro.
La selezione contemporanea curata dagli stessi espositori è tutta rigorosamente di produzione artigianale e fa ben sperare in tale comparto; e Venezia, per la sua tradizione, si presta ad accogliere questa iniziativa.
La Scuola Grande San Giovanni Evangelista mette a disposizione la sua Croce Reliquiario oggetto a suo tempo del ciclo pittorico del Miracolo della Croce di Gentile Bellini, Mansueti, Carpaccio.
Il Museo Diocesano aderisce con il prestito di quattro opere : un Tempietto neoclassico con custodia (dono di papa Gregorio XVI a Venezia); un Ex voto donato da Girolamo da Canal, con cornice in argento e argento dorato decorata con strumenti musicali e bellici e con arazzo, riproduzione della Madonna Nicopeia, opera di Carlo de’ Zorzi (1805); Ex Voto, con cornice in argento e argento dorato con dipinto di Natale Schiavone (1851) raffigurante l’interno della basilica marciana con l’altare della Nicopeia. Infine una bellissima Croce astile in argento e argento dorato del secolo XV, deposito della parrocchia di San Geremia.
L’IRE presenta alcuni arredi sacri provenienti dalle varie istituzioni storiche, in particolare una serie di ampolle degli inizi del secolo XIX, il calice della chiesa delle Penitenti (Calice delle virtù) della seconda metà del XVIII secolo e l’ostensorio donato da Caterina de’ Medici alla chiesa delle Zitelle.
La sezione contemporanea presenta le“opere” dei singoli artigiani che ancora, all’interno dei loro negozi, mantengono un’attività produttiva e progettuale. Questa attività artigianale avrà un divenire più sicuro se si continuerà a mantenere vivo il rapporto tra operatori e committenti.
Nel 1805 Giovanni Battista da Canal offre alla Basilica marciana un ex voto raffigurante la Madonna Nicopeia (la Madonna degli eserciti portata nel 1204 da Bisanzio e per secoli emblema della potenza militare veneziana), riprodotta dal Fabris, contenuta in una cornice d’argento e argento dorato, arricchita con strumenti musicali in scala e una partitura musicale incisa alla base su fogli d’argento (opera dell’orafo friulano De Zorzi). Il 1805 è l’anno della sconfitta austriaca ad Austerlitz e del ritorno del dominio napoleonico a Venezia. Il gusto nascente per il melodramma trova in quest’opera un esempio originale che elude il linguaggio figurativo della cultura neoclassica imperante e si pone nella dimensione personale del gusto. La scelta del reperto si pone in contrapposizione ai moduli estetici dell’epoca, quasi a ribadire come l’oggetto è spesso storicizzato da vicende e biografie rimaste peraltro affidate al silenzio dei materiali; come direbbe Walter Benjamin, ai sintomi e agli anacronismi che svelano misteriose biografie.
Argento dorato, fusione a cesello e smalti
Il legato Donà alla Scuola Grande di San Rocco, è rappresentato principalmente da questo delicato altarolo portatile raffigurante la Vergine con il Bambino. La sua datazione al 1430 ca. evoca il legame ambientale tra architettura gotica (si vedano i lineamenti della stessa Basilica marciana) e i prodotti dell’oreficeria così come sono presentati nella mostra, in particolare la stauroteca di San Giovanni Evangelista e la Croce Astile di San Geremia, (foto 3), oggi al Museo Diocesano d’Arte Sacra.
Argento dorato, filigrana, fusione e cesello
Proveniente dal deposito del Museo Diocesano l’interessante croce astile del XV sec. della parrocchia di S.Geremia testimonia l’altissimo livello degli arredi sacri presenti nelle chiese periferiche.
Argento e argento dorato, fusione, cesello e smalti
Analogo discorso può essere fatto per la Pietà tra i santi Rocco e Sebastiano prestata alla mostra dalla Scuola Grande di San Rocco, prezioso esemplare di oreficeria ispirato alle forme innovative della cultura rinascimentale.
Argento, cristallo di rocca, fusione e cesello
Mentre è interessante rilevare la trasformazione di oggetti d’uso in oggetti da culto come nel caso del reliquiario ottenuto riutilizzando una coppa in cristallo di rocca e argento, probabilmente appartenuta alla famiglia Donà.
Candelabro in corallo, argento, argento dorato e paste in vetro
Un caso particolare, sempre dal Tesoro di San Rocco, è rappresentato dallo straordinario candelabro in corallo, argento, argento dorato e paste in vetro, in cui elementi gotici e suggestioni orientali e centro-italiane si fondono in un esemplare unico nella storia dell’oreficeria.
Nel 1833 il Papa Gregorio XVI rinnova il rito della consegna della rosa d’oro alla Basilica di San Marco. Nella fattispecie si tratta di un pregevole lavoro di oreficeria presentato nella mostra per rammentare alcune vicende storiche. Il tempietto neoclassico dotato di un suo contenitore in legno rivestito di pelle e ornato con impressioni d’oro (foto 7 bis), giunge a Venezia dopo 25 anni dal trasferimento della sede cardinalizia da San Pietro di Castello a San Marco. Il bellunese Mauro Cappellari è ben consapevole dei conflitti in atto con il dominio austriaco in merito alla nomina dei patriarchi e con questo gesto intende scavalcare le interferenze politiche riaffermando, nel rito della rosa d’oro, antica consuetudine che vedeva nel gesto di riconoscimento papale il superamento delle molte diatribe avute con Venezia.
Fusione, argento, argento dorato e cesello
Una particolare sezione è dedicata agli argenti provenienti dalle antiche istituzioni ospedaliere e di ricovero veneziane. Il calice delle virtù, miracolosamente scampato alle razzie napoleoniche e l’ostensorio delle Penitenti, entrambi riemersi dal silenzio della storia soltanto nel 1978 ed esposti per la prima volta proprio dalla Società Orafa Venezia, testimoniano, proprio per la loro rara sopravvivenza, essendo parte di un tesoro “periferico” (l’Istituzione è ancora presente ai margini del quartiere di Cannaregio), di come doveva essere il corredo sacro di una chiesa. Il calice delle virtù ha pochi uguali nella Venezia del secolo XVIII ed anche l’ostensorio esposto accanto al prezioso reperto, non sfigura di fronte ai più noti reperti del tesoro di San Rocco. L’I.R.E. (Istituzioni di Ricovero ed Educazione, erede degli antichi ospedali della Serenissima), presta una selezione del suo patrimonio storico. Tra questa “periferia” cosiddetta minore e le grandi istituzioni come San Rocco o San Giovanni Evangelista, si crea così una spaziatura in cui a tutti sarà possibile immaginare la magnificenza operativa degli orafi e degli argentieri veneziani.
Elenco degli espositori contemporanei:
Alberti
Antenori
Apa
Berto
Balzelli
Bozzola Lazzari
Brollo
Carbonich
Clamori
Codognato
Costantini L W V
Costantini
De Carli
Dogale
Donati
Ferri
Frollo L e S
Giraldo
Karimh
Missiaglia
4 Nove
Oro Sintesi
Peruzzi
Povoleri
Pugiotto
Romano
Salvadori
Sandonà
Teatro
Tokatzian
Vesco
Volpato
Zorzi
Ist. D’Arte