La mostra del Museo Correr presenta 61 fotografie, che ci conducono nei tortuosi percorsi intrapresi dall’autore: le immagini illustrano difatti il suo originale modo di vedere il mondo, il suo “occhio” personale e, come appunti, non ritraggono interni pittoreschi o costumi, nemmeno i soliti monumenti o paesaggi prevedibili e comuni, ma descrivono i colori intensi dei paesi da lui visitati. Molto spesso mettono piuttosto a fuoco un dettaglio sorprendente, un’associazione di colori o un umore unico. La Mauritania, l’Africa, il Nepal, l’Afghanistan, la gente comune della Patagonia colta nella quotidianità, ci svelano come, anche a livello di immagine, si può cogliere quella caratteristica precipua che lo contraddistingue dal punto di vista letterario: Chatwin è innanzitutto un uomo alla ricerca delle radici profonde che muovono l’essere umano al viaggio, qualunque sfaccettatura esso presenti – se per necessità o piacere – poiché la domanda che sempre animerà le sue opere e, conseguentemente, il suo cogliere immagini, sarà sempre la medesima, ovvero: – “Perché gli uomini, invece di stare fermi se ne vanno da un posto all’altro?”– (Chatwin a Tom Maschler, 1969 – da Le vie dei Canti, 1987).