Museo Correr

Museo Correr

IL TERRITORIO NELLA SOCIETA' DELL'INFORMAZIONE. Dalla cartografia ai sistemi digitali.

Sezione II

La sezione illustra l’evoluzione dei processi di conoscenza scientifica del territorio italiano, dalle prime operazioni di inquadramento geodetico, rilevamento e rappresentazione, compiute dagli enti cartografici preunitari, fino ai giorni nostri. Una rassegna significativa delle principali opere cartografiche, manoscritte e a stampa, realizzate tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento, mostra l’eredità documentale e di conoscenze tecnico-scientifiche trasmesse all’ente cartografico nazionale per la costruzione della prima rappresentazione omogenea del territorio italiano. Le lunghe e complesse attività di inquadramento geometrico del territorio, compiute nel tempo applicando le più progredite conoscenze scientifiche e la più avanzata tecnologia, vengono raccontate in chiave diacronica, attraverso straordinari esempi d’epoca di strumenti di precisione e documenti originali, provenienti dalle conservatorie storiche dell’Istituto Geografico Militare. Le tecniche di rappresentazione del territorio vengono poi illustrate attraverso una rassegna di strumenti da disegno, che mostrano l’evoluzione registrata nel tempo dell’atelier del cartografo, dai primi pennini fino all’avvento del computer aided design. L’applicazione concreta di quest’ ampia serie di strumenti e di metodi trova coronamento nell’esposizione di vari documenti cartografici ufficiali italiani, mentre la rivoluzione conseguente all’affermazione delle nuove tecnologie è testimoniata dal Sistema di Posizionamento Globale, che ha prodotto la prima rete geodetica realizzata con metodologie di tipo satellitare.

Carte topografiche e corografiche. Rassegna delle principali opere cartografiche, manoscritte e a stampa, realizzate tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento, sintesi del vasto materiale cartografico pervenuto all’Istituto Geografico Militare dagli omologhi enti preunitari. La rassegna testimonia l’eredità documentale e di conoscenze tecnico-scientifiche, trasferite all’ente cartografico nazionale nella costruzione della prima rappresentazione omogenea del territorio italiano, e mostra in particolare la notevole disparità documentale esistente alla vigilia dell’unificazione del Regno d’Italia, con diversità di scale (sia topografiche che corografiche), di formati, di rappresentazioni, di inquadramenti geometrici, di contenuti informativi.

Giovanni Antonio Rizzi Zannoni. Giovanni Antonio Rizzi Zannoni viene considerato il maggiore cartografo italiano dell’età moderna ed uno dei più accreditati nell’intera Europa. Nato a Padova il 2 settembre 1736, fu attivo dal 1760 circa a Parigi, ove ricevette un “brevet d’ingenieur hydrographe de la Marine” ed ottenne la direzione del “Bureau Topographique pour la démarcation des limites”, e nel 1781 si trasferì a Napoli, dove fondò uno dei più prestigiosi enti cartografici europei, presso il quale, nell’arco di circa 30 anni, produsse le migliori e più accreditate carte topografiche e corografiche non solo del Regno di Napoli ma di gran parte dell’Italia.

Napoli, Roma e Firenze. Quasi parallelamente all’affermazione della cartografia ufficiale, un’ampia attività cartografica si attivò nel corso del Settecento per la rappresentazione a grande scala delle capitali dei vari stati d’Europa, ispirata ad esigenze sia di carattere amministrativo che di magnificenza dei personaggi che ne ispirarono la realizzazione. Tre esemplari emblematici di questa produzione cartografica, che in Italia ebbe interessanti sviluppi ed un’attenzione editoriale ancora oggi viva, sono riconoscibili nelle carte settecentesche di tre grandi capitali preunitarie italiane: Napoli, Roma e Firenze.

Sezione II

Inquadramento geodetico del territorio/Stazione astronomica. La conoscenza scientifica del territorio nazionale, ispirata a criteri di omogeneità e di regolarità delle operazioni di rilevamento, trovò un momento di forte impegno con le grandi operazioni geodetiche realizzate fin dai primi giorni che succedettero all’unificazione del Regno d’Italia, per l’inquadramento geometrico del territorio nazionale. La sala mostra l’esecuzione di una stazione astronomica, necessaria per la determinazione dell’origine del sistema geodetico nazionale di riferimento, attraverso la simulazione di un cielo stellato e con due celebri strumenti, il primo rappresentativo della lunga tradizione di studi e di attività compiuti nel passato nel settore, ed il secondo, impiegato fino a poche decine di decenni nelle operazioni di definizione del cosiddetto “punto ombelicale” del sistema di riferimento locale.

Inquadramento geodetico del territorio/La livellazione. Nell’ampio quadro dello operazioni geodetiche di inquadramento geometrico del territorio, un posto di rilievo è occupato dalla determinazione del sistema di riferimento altimetrico. Dopo ventennali osservazioni del livello dei mari, attraverso appositi strumenti chiamati mareografi, e lunghe e laboriose attività di rilevamento, la possibilità di esprimere con sempre crescente precisione l’altitudine dei vari punti della superficie terrestre rispetto al livello medio del mare è divenuta possibile grazie alla materializzazione al suolo di appositi contrassegni altimetrici, che dagli inizi del Novecento ad oggi hanno costituito un’infrastruttura geometrica imprescindibile per qualsiasi attività cartografica, di monitoraggio e di intervento territoriali.

Inquadramento geodetico del territorio/Dalla triangolazione al GPS. Abbinate alle operazioni di rilevamento relative alla rete di livellazione di alta precisione, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, furono condotte grandi campagne di rilevamento geodetico, che, associate a lunghe e complesse elaborazioni di calcolo e di controllo delle misure, consentirono la formazione della prima rete trigonometrica nazionale, materializzata anch’essa sul territorio con appositi contrassegni. Aggiornata e perfezionata nel tempo con sempre maggior precisione, tale rete è stata oggetto di continua manutenzione ed espansione, grazie all’evoluzione delle conoscenze scientifiche e degli strumenti di misura resi disponibili dai progressi della tecnologia, ed ha assicurato l’inquadramento planimetrico del territorio italiano, fino all’avvento delle tecnologie satellitari, consentendo la realizzazione di cartografia a varie scale ed il monitoraggio dei vari fenomeni fisici, relativi al suolo nazionale. La rivoluzione intervenuta nei processi e nei metodi di inquadramento geometrico del territorio, conseguente all’affermazione del Sistema di Posizionamento Globale (GPS), che ha prodotto negli anni Novanta la prima rete geodetica realizzata con metodologie satellitari, denominata IGM95.

Il rilevamento del territorio a media scala e le prime carte topografiche d’Italia. La sala mostra per una metà l’evoluzione dei metodi di rilevamento del territorio, dal cosiddetto rilevamento diretto, eseguito fin dagli inizi dell’Epoca moderna percorrendo a piedi il territorio e segnando su appositi brogliacci i particolari topografici rilevati, impiegando appositi strumenti chiamati “ette Tavolpretoriane”,al rilevamento fotogrammetrico, metodologia che ha rivoluzionato il mondo della topografia, con l’introduzione della fotografia, prima terrestre poi aerea, nelle operazioni di rilevamento del territorio. L’altra metà della sala raccoglie i principali esempi della prima cartografia ufficiale del Regno d’Italia, che nella monumentale carta alla scala 1:100000, trovarono la prima rappresentazione omogenea del territorio nazionale, più tardi affiancata dalle carte alle scale 1:25000 ed 1:50000.

L’atelier del cartografo. L’evoluzione delle tecniche di disegno del territorio vengono tratteggiate poi attraverso una rassegna di strumenti da incisione e da disegno, datati a partire dalla fine del XVIII secolo, che mostrano i cambiamenti registrati nel tempo nell’atelier del cartografo, dai primi pennini da disegno, ai bulini per l’incisione su rame, dai pantografi, ai compassi di proporzione, ai tiralinee, ai recenti strumenti da disegno e da incisione su pellicola, impiegati fino all’avvento del computer e del design.

Dalle prime esperienze di cartografia numerica ai geodatabase. Dopo l’introduzione delle nuove metodologie di allestimento cartografico assistite dal computer, che condussero negli anni Ottanta alla realizzazione delle prime carte numeriche, dei primi modelli digitali del terreno (DTM) e di carte derivate da immagini satellitari, una nuova era si apre oggi nel campo delle informazioni geografiche: nascono le prime banche di dati geografici, potenti strumenti di conoscenza del territorio, interrogabili, espandibili, condivisibili, integrabili con altre fonti di informazione per le più svariate applicazioni, ed altre straordinarie prospettive si delineano, verso un futuro orientato ad una nuova conoscenza del territorio.