Museo Correr

Museo Correr

PERCORSI SPECIALI: Sale Reali

Sale Reali: percorso di visita

1. Sala dei pranzi settimanali

Contigua al grande salone d’onore, aveva la funzione di stanza per i pranzi non ufficiali e anticamera della successiva Sala del trono Lombardo-Veneto.
La decorazione, progettata e realizzata da Giuseppe Borsato nel 1836, testimonia il perdurare del gusto neoclassico ben oltre l’età napoleonica.
Alle pareti, pregevoli affreschi policromi a candelabro sono riquadrati da marmorini dai delicati toni grigio-viola e verde-oro e intervallati da figure alate a rilievo di stucco dorato. Il soffitto a volta, decorato a “grottesche”, poggia su un fregio perimetrale su cui si susseguono figure di divinità marine.Oltre ai mobili neoclassici originali, si segnala il fastoso centro-tavola francese in bronzo dorato (non originario della reggia).

2. Sala del trono Lombardo-Veneto

Anche in questa sala il decoro è opera di Giuseppe Borsato, che lo realizza nel 1838 in previsione dell’arrivo dell’imperatore Ferdinando I, nella veste di re del Lombardo-Veneto. Questa sala si trasforma in sala d’attesa quando la più ampia sala successiva sarà utilizzata per le udienze private, prima dell’imperatore o del vice-re, poi dell’imperatrice Elisabetta.
Alla base della volta del soffitto, a chiaroscuro con elementi architettonici trompe l’oeil, sono affrescati riquadri con armi classiche e due stemmi del regno lombardo-veneto, col biscione visconteo di Milano e il leone marciano di Venezia, sovrastati dalla Corona Ferrea sostenuta da coppie di figure allegoriche.
La tappezzeria in rosso e oro (Rubelli – Venezia) riproduce fedelmente quella- probabilmente francese- qui posta in opera nel 1854 e conservata sotto l’attuale. Gli eleganti mobili Impero sono originali. Il grande lampadario in vetro con fiori policromi è muranese del secolo XVIII.

3. Sala delle udienze

Si tratta di una sala d’angolo, ultima tra gli ambienti ‘pubblici’, adiacente all’appartamento privato di Sissi, in cui l’imperatrice riceveva le persone accreditate.
Risalgono probabilmente alla fine del secolo XVIII, il soffitto è decorato con campiture in stucco a delicati colori e il fascione perimetrale a vegetali e grifi classici in stucco dorato su fondo verde, quando queste sale erano sede dei Procuratori di San Marco.
Per il soggiorno di Sissi e Francesco Giuseppe, tra il 1854 e il 1856 vengono rinnovati il pavimento in legno e la tappezzeria in rosso e crema, conservata sotto alla riproduzione fedele ora visibile. Le dieci grandi poltrone veneziane settecentesche intagliate e dorate che arredano la sala conservano i broccati in velluto originali. La specchiera intagliata e dorata sopra il camino è una pregevole ripresa ottocentesca nel gusto barocco veneziano e il lampadario in vetro è muranese (sec. XIX).

4. Stanza da bagno dell’Imperatrice

Questo piccolo ambiente era destinato a sala da bagno, con, in origine, una vasca in marmo.
La decorazione è sobria, con marmorini color crema e, sopra le porte, esili motivi di ripresa classico-rinascimentale. Il lampadario, della fine del secolo XVIII con pendenti in cristallo molato, proviene probabilmente dall’Europa centrale.

5. Stanza da studio dell’Imperatrice

Questa stanza, già utilizzata dalla viceregina del Lombardo-Veneto, fu anche per Sissi studiolo privato riservato alla lettura e alla scrittura. La decorazione deriva dalla sovrapposizione di interventi successivi, mentre risale probabilmente all’età napoleonica la zoccolatura a finto marmo chiaro delle pareti, sovrastata da riquadri. I riquadri minori, agli angoli e ai lati delle porte, sono dipinti a colori su fondo chiaro figure e motivi di ispirazione classico-rinascimentale, che compaiono anche sul fregio perimetrale del soffitto (di cui resta solo una porzione).
Con i rinnovamenti del 1854-’56 la decorazione viene in parte rifatta dall’ornatista Giovanni Rossi, che inserisce alle pareti gruppi figurativi allegorici, non perfettamente riusciti. Dopo il 1866 la corte sabauda italiana introduce ulteriori modifiche, come la copertura dei riquadri maggiori di pareti e soffitto con la densa tinta verde attuale.
Spicca nell’ambiente un grande mobile secretaire in stile neo-barocco, un ‘pezzo unico’ che richiama le specialità artigianali veneziane (intaglio, ricamo policromo, lacca, specchio dipinto ecc.). Interessante il lampadario muranese del primo Ottocento con gocce in vetro soffiato, risposta veneziana all’ormai dominante voga dei lampadari in cristallo di Boemia.

6. Boudoir dell’Imperatrice

Per questa piccola “stanza da toilette” destinata alla giovanissima Elisabetta viene realizzata una decorazione nuova, a opera dell’ ornatista Giovanni Rossi. Le superfici di pareti e soffitto sono tutte in finissimo marmorino dalla intonazione grigio-azzurra, con l’inclusione di micro-cristalli brillanti. Intorno, lievi ghirlande e motivi ‘capricciosi’ sono formati dall’intreccio di sottili stucchi bianchi, di ornati in colore o in oro a impercettibile rilievo e, soprattutto, di piccoli e svariati fiori policromi, tra cui spiccano mughetti e fiordalisi, in omaggio alle preferenze di Sissi. Mughetti in metallo dorato compaiono anche intrecciati agli stucchi negli angoli del soffitto e tra gli intagli sulla buonagrazia della tenda. Sulla cornice, in corrispondenza delle porte, aquile in stucco sostengono gli stemmi dei regni d’Austria e di Baviera. Il medaglione al centro del soffitto che raffigura La dea protettrice delle arti (i cui tratti del volto richiamano quelli dell’imperatrice) e La toeletta di Venere sulla parete, sono eseguiti a olio e purtroppo mal conservati
Il lampadario ‘a campana’, con cristalli molati di Boemia, è del primo Ottocento.

7. Camera da letto dell’imperatrice

Questa ampia sala servì dal 1856 come stanza da letto dell’Imperatrice Elisabetta. Non essendovi caminetto, al riscaldamento provvedeva una grande stufa ‘a colonna’ in maiolica, ora scomparsa.
La volta del soffitto conserva integralmente la decorazione neoclassica di età napoleonica, realizzata intorno al 1810. Sullo schema a scomparti geometrici dovuto presumibilmente a Giuseppe Borsato, si inseriscono figure a fresco di Giovanni Bevilacqua, dai colori soffusi (Venere e Peristera con Cupido, Venere alla presenza di Giove, Toeletta di Venere, Giudizio di Paride).
I rinnovamenti intrapresi dal 1854 comportano la posa della ricca tappezzeria neo-barocca in blu e oro chiaro, e oggi l’originale è conservato sotto l’attuale, che la riproduce fedelmente (Rubelli – Venezia).
Scomparso il letto dell’imperatrice, che sappiamo in stile barocchetto, circondato da cortine sostenute da baldacchino metallico, oggi la funzione della stanza è ricordata dalla presenza di un mobile storico d’eccezione: il letto da riposo in puro stile impero del figliastro di Napoleone, Eugenio Beauharnais (ne reca l’iniziale), vicerè del breve regno d’Italia creato dal Bonaparte tra il 1806 e il 1814. Questa dormeuse è uno tra i pochissimi mobili di età napoleonica sempre rimasti nella reggia. Gli altri pezzi della stanza sono coevi, e nel medesimo stile.
Tra le finestre vi è la pala già sull’altare della Cappella di Palazzo, La Trinità, notevole opera di Carletto Caliari, figlio del celebre Paolo Veronese, dipinta in origine per una chiesa di Belluno e requisita in età napoleonica. Nella sala sono presenti anche opere di Georg Martin Raab (Vienna 1821 – 1885), datate 1874, che ritraggono l’imperatore Francesco Giuseppe e l’imperatrice Elisabetta (prestiti a lungo termine del Belvedere di Vienna).

8. Anticamera degli appartamenti

Questo ambiente era il passaggio privato tra le stanze dell’Imperatrice Elisabetta, “Sissi” e quelle abitate dall’Imperatore Francesco Giuseppe. Dal balcone è straordinaria la vista sui Giardini reali, verso il Bacino di San Marco e la prospiciente isola di San Giorgio.
Anche questa sala conserva sulla volta la notevole decorazione neoclassica di età napoleonica realizzata da Giuseppe Borsato (1810-‘11): una regolare trama geometrica in finto cassettonato con tondi e ottagoni.
In questi ultimi, su delicato fondo verde, vi sono piccoli gruppi figurativi mitologici ripresi dalle pitture romane di Ercolano. La tappezzeria rossa, posata nel ’54, è conservata anche in questa stanza sotto alla copia attualmente in opera. Il lampadario neoclassico è in bronzo dorato.

9. Sala ovale (‘Sala dei pranzi giornalieri’)

Questo armoniosissimo ambiente neoclassico di pianta ovale era una cerniera di passaggio tra le sale ‘pubbliche’ della reggia affacciate su Piazza San Marco e gli appartamenti reali, allineati sul fronte prospiciente i giardini e il Bacino. Inoltre, vi confluivano vari passaggi ‘segreti’, a uso del personale di servizio. Durante i soggiorni di Francesco Giuseppe ed Elisabetta servì anche da sala per le prime colazioni, i pranzi e le cene private della coppia imperiale.
La sala neoclassica fu concepita e decorata per la corte napoleonica da Giuseppe Borsato nel 1810-’11. Ebbe qualche ritocco e cambiamento cromatico nel 1854 – ‘56, forse a opera di Giovanni Rossi. La decorazione è di ispirazione pompeiana con esili racemi stilizzati, targhe e medaglioni con uccelli e divinità (Nettuno, Apollo, Giunone, Api). Le pareti, scandite da finte semicolonne in stucco, sono decorate a riquadri geometrici con decori in oro a impercettibile rilievo, a chiaroscuro, a fiori policromi. Sono oggi collocati due notevoli busti-ritratto marmorei di Napoleone Bonaparte e della moglie Maria Luisa d’Austria, opere di Luigi Pizzi (1810 ca.).

10. Studio dell’Imperatore

La ariosa sala, ideata per le udienze dell’Imperatrice Maria Luisa, dal 1856 servì da studio privato dell’Imperatore Francesco Giuseppe. La volta del soffitto reca intatta la decorazione di età napoleonica (1811) di tono solenne; il riquadro centrale fu dipinto da Giambattista Canal (Allegoria della Concordia, con Bellona, Virtù, Giustizia ecc.) assieme a quelli laterali (chiaroscuri classicheggianti), tra ricchi decori di ripresa classico-rinascimentale realizzati da Giuseppe Borsato. Sovraporte con rilievi in stucco. La lieve tappezzeria neo-rococò risale ai rinnovamenti avviati nel 1854 (Lione? riproduzione Rubelli – Venezia). Tra i mobili sono notevoli le poltroncine in stile Impero, forse tra i pochi pezzi superstiti dell’arredo napoleonico. Al centro spicca un tavolino con prezioso ripiano in commesso di marmi e pietre dure (Firenze, inizio secolo XIX). Sopra il camino e a parete, grandi specchiere veneziane neobarocche (secolo XIX).

11. Salotto delle udienze dell’Imperatore

La sala fu ideata quale salotto per le dame dell’Imperatrice Maria Luisa. Dal 1856 fu unita funzionalmente alla precedente ad uso delle udienze private dell’Imperatore Francesco Giuseppe. La volta del soffitto conserva la decorazione di età napoleonica (1811), con calibrate partiture geometriche di Giuseppe Borsato (velette triangolari e losanghe con da teste di Medusa in stucco e ‘grottesche’ policrome) con al centro esagono figurato di Giovanni Carlo Bevilacqua (Le Grazie danzanti con amorini musici). Sedie, poltroncine e divano in legno laccato bianco con profili in oro, elegante mobili in stile Restaurazione tipico della corte asburgica. Al centro: piccolo mobile-toilette Impero lastronato in radica di pioppo e con bronzi dorati (Francia, inizio secolo XIX); due poltroncine Impero intagliate e dorate attribuite a Giuseppe Casadoro (Venezia, 1812 ca.). Alle pareti, tre fastose specchiere neobarocche in vetro di Murano (secolo XIX). – Dipinto: La ninfa Enone rifiuta di curare Paride ferito (attribuito a Ludovico Lipparini, 1820 ca.).

12. Anticamera degli aiutanti di campo o dei ciambellani

L’ambiente fungeva da anticamera sia delle precedenti sale private dell’Imperatore (da qui il nome riferito ai collaboratori del sovrano, che vi sostavano), sia dell’appartamento dell’Arciduca e Vicerè Ferdinando Massimiliano (sale successive); infatti, vi si può accedere dalla scala di servizio che sale dal cortile mediano e dalla darsena sul canale (porta d’acqua). La calibratissima decorazione neoclassica di Giuseppe Borsato (1811), su una larga stesura di marmorino verde tenero, profila solo i contorni delle pareti con ricche fasce a girali popolate da cavalli marini, vasi ecc. Gli stessi motivi appaiono sulla volta, con densità lievemente maggiore, attorno ad un cielo con volanti amorini (G. C; Bevilacqua). Elegante il lampadario neoclassico ‘a coppa-lucerna’, perfetta imitazione in legno del bronzo dorato, con sopra Nido della Fenice.

13. Salotto di Re Umberto I

La sala, la prima dell’appartamento dell’Arciduca Massimiliano d’Asburgo, era in origine più profonda. Fu ridotta a salotto al tempo del Re d’Italia Umberto I (1878-1900), con l’aggiunta a stucco nei sovraporta della sua cifra “U” sormontata dalla corona dentro ghirlande. A parete, su zoccolatura e riquadrate, sono semplici stesure di marmorino a finto marmo venato (inizio secolo XIX).

14. Salottino di Massimiliano d’Asburgo

Ambiente di raccolte dimensioni dell’appartamento decorato prevalentemente da Giovanni Rossi e curato con gusto personale tra 1854 e 1856 dal giovane Arciduca Massimiliano, futuro costruttore del triestino Castello di Miramare e sfortunato Imperatore del Messico. La qualificazione è soprattutto data dall’elegante soffitto di richiamo neorinascimentale a piccoli cassettoni a cornici e rosoni di stucco bianco con dorature, con dentro dipinte coppie di giocosi putti policromi (Leonardo Gavagnin). – Dipinti: Visita del Doge alla Scuola San Rocco di Giuseppe Borsato, 1847; Vedute veneziane (Il molo, con Palazzo Ducale e viste verso il Bacino) di Ippolito Caffi, 1840-60 ca.

15. Sala moresca

Sorprendente ambiente in stile islamico, fu fatto realizzare dall’Arciduca Massimiliano nella suggestione ricevuta in due avventurosi viaggi in Turchia (1850) e in Egitto (1855). Anche in questa stanza il decoratore principale fu il veneziano Giovanni Rossi. Un deciso tono verde prevalente unifica pareti e soffitto; sulle pareti è stesa la fitta trama unitaria ad intreccio, a lieve rilievo di stucco dorato con sottili meandri interni; è conclusa in alto da tipiche archeggiature polilobate. Motivi a più articolato intreccio proseguono sul soffitto, con dischi a traforo e stemmi di regni e regioni dell’Impero austro-ungarico. Anche le porte sono integralmente coperte da complesse trame geometriche con policromie e dorature. Notevoli i due mobili originali, policromati e dorati, intonati all’insieme. I due originari sofà ‘alla turca’ sono stati ricreati. Eccezionale tavolino rotondo, con motivi di ripresa islamica sul piano, in commesso di smalti vitrei (Murano, Salviati 1868).

16. Sala delle Città dell’Impero

Luminosa, elegante ed intima, la piccola sala fu decorata da Giovanni Rossi per l’Arciduca Massimiliano e la moglie Carlotta del Belgio. Con raffinata invenzione le sobrie pareti (un elegante ‘rigato’ in stucco a rilievo bianco e oro) sono poste a contrasto con il ricco soffitto barocchetto a riccioli in stucco in parte dorati, contornanti lo scomparto centrale (Leonardo Gavagnin, Allegoria della Giustizia) e altri minori al centro di ogni lato con vedute di quattro capitali dell’Impero attribuibili a Federico Moja (Vienna dal Belvedere; Veduta di Praga; Veduta verso il Duomo a Milano; Piazza San Marco a Venezia, dove le bandiere italiane sui pennoni furono ridipinte su quelle austriache dopo il 1866). Agli angoli opulenti mazzi floreali dipinti su specchio. Notevoli le ante delle due porte, con figure di esploratori dipinte da Gavagnin (i veneziani Alvise Da Mosto [?] e il giovane Marco Polo; Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci). – Dipinti: Festa notturna nel Bacino di San Marco in onore degli Arciduchi Massimiliano e Carlotta il 31 agosto 1857, opera di Ippolito Caffi, pittore molto apprezzato dall’Arciduca.

17. Salotto dell’Aurora

Nel medesimo stile neo-barocchetto di consonanza mitteleuropea della precedente, la sala, già camera da letto degli arciduchi Massimiliano e Carlotta, fu decorata dallo stesso Giovanni Rossi (1855-56 ca.), armonizzata su un prevalente tono di marmorino verde e fondi chiari. Verso gli angoli delle pareti ovali con ricche composizioni di fiori policromi, di ignoto pittore specializzato. A soffitto una trama di riccioli e creste in stucco bianco-freddo e oro, tra mazzi di fiori policromi, contorna lo scomparto centrale (L’Aurora) e minori cartelle (Putti recanti oggetti simbolici) dipinte da Leonardo Gavagnin. Notevoli le ante delle due porte, con intagli dorati e figure angeliche dipinte con attributi simbolici (L.Gavagnin). Tra gli arredi spicca il guéridon neo-barocco in bronzo dorato con piano in commesso di pietre dure su lapislazzuli (natura morta a trompe l’oeil con conchiglie e ramo di corallo, Firenze, secolo XIX).

18. Anticamera del Re

Stanza di disobbligo (vi si accede anche da una scala di servizio dai cortili), reca una sobria decorazione di primo Ottocento con semplici fasce a stucco riquadranti stesure di marmorino chiaro, con insoliti toni giallo-ocra e malva sugli sfondi di fasce e sovraporta, questi centrati da teste di Medusa rilevate e dorate. Il soffitto dipinto ad intrecci e rosoncini a rilievo è rifacimento sabaudo (post. 1866). Notevole è il raro lampadario a catene di gocce in vetro soffiato, frutto di un impegnativo restauro: originale risposta delle vetrerie di Murano alla moda dei lampadari di Boemia in cristalli molati (fine secolo XVIII – inizio secolo XIX).

19. Camera di Re Vittorio Emanuele II

La camera da letto fu allestita per il Re d’Italia Vittorio Emanuele II, in visita il 7 novembre 1866 per celebrare l’unione di Venezia e del Veneto al Regno d’Italia. Allora fu rifatta la decorazione del soffitto, dipinto a cartocci, fiori, finti rilievi ecc. in tipici toni tardo-ottocenteschi. Da un precedente assetto furono mantenute le belle porte dipinte (figure in costume medioevale e rinascimentale, di Leonardo Gavagnin, 1855-56). Come nel seguente salotto sono presenti numerosi mobili di un set in stile Boulle, con elaborati ornati a intarsio metallico e applicazioni in bronzo dorato (letto, cassettoni ecc.; Francia, metà secolo XIX secolo, imitazione dal secolo XVII secolo). Grandi poltrone e sedie imbottite, intagliate e dorate, sormontate dallo stemma coronato sabaudo, con tappezzeria originale in verde cupo, accuratamente restaurata. – Dipinti: Vedute veneziane di Ippolito Caffi, 1840-60 ca.; Ritratto della Regina Margherita col figlio futuro Vittorio Emanuele III di pittore anonimo, fine secolo XIX.

20. Salotto di Venezia unita all’Italia

In origine salotto e studiolo unito alla camera di Re Vittorio Emanuele II, la sala è dominata a soffitto dall’affresco allegorico Venezia accolta dall’Italia, con putto recante il risultato del plebiscito (Giacomo Casa, 1867). Secrétaire a ribalta in stile Biedermeier. Singolare Scrigno fittamente intarsiato ed intagliato in legni vari ed avorio in stile ‘moresco’, ideato per custodire la Corona d’ Italia (seconda metà secolo XIX). – Dipinto: Allegoria della seconda Guerra di Indipendenza: Vittorio Emanuele II tra Garibaldi e Cavour, omaggiato dalla Lombardia liberata e Venezia ancora in catene (attr. a Giacomo Casa, 1859 ca. Dono del Comité Français pour la Sauvegarde de Venise).

Prenota la tua visita alle Sale Reali >